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LUGANOErmani bacchetta l'imputato: "Il giudice sono io"

11.12.12 - 16:17
Hans Peter Maier ha chiesto di porre alcune domande al compagno di Diebold
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Ermani bacchetta l'imputato: "Il giudice sono io"
Hans Peter Maier ha chiesto di porre alcune domande al compagno di Diebold

LUGANO - Nel primo pomeriggio, il processo è ricominciato con la richiesta di Hans Peter Maier, accettata dal giudice Mauro Ermani, di rivolgere alcune domande a M.C., il compagno di Matteo Diebold.

Maier ha indirizzato il confronto con M.C. su un episodio, un incontro avvenuto tra i tre in una discoteca di Rancate, quando M.C. avrebbe visto per la prima volta il compagno di Diebold. L'imputato con le sue domande ha cercato di scavare nel passato, probabilmente con l'intento di provare quanto fosse riposta la fiducia di Diebold nei suoi confronti. Le domande di Maier sono state incalzanti, quasi un interrogatorio con il piglio del giudice, tanto da stizzire Ermani che gli ha ricordato: "Il giudice sono io".

 

Le domande - "La sera in cui ci siamo incontrati quella volta in discoteca, la prima volta, si ricorda di altri dettagli? Voi due eravate seduti in un angolo in fondo e Matteo si è alzato e mi è venuto incontro, abbracciandomi forte e a lungo, lo ricorda?", ha chiesto Maier con particolare freddezza e tranquillità. M.C. tuttavia ha più volte ribadito di non ricordare null'altro se non uno scambio di battute. Ma Maier ha proseguito con le sue domande, ha chiesto del viaggio in Canada tra il 2001 e il 2002, del comportamento di Diebold, di eventuali sbalzi di umore, dell'eredità ricevuta alla morte del padre.

 

M.C. ha ribadito di non aver notato nulla di anomalo nel comportamento di Diebold, di aver condiviso l'appartamento durante i sei mesi di esperienza americana e di non aver saputo nulla del denaro in eredità investito in azioni Swiss Air, poi fallita.

 

Maier si dimostra un imputato molto sicuro di sé, intenzionato a convincere la Corte di aver conosciuto a fondo Diebold e di avere avuto un rapporto di totale fiducia nei suoi confronti. Un particolare questo che il procuratore pubblico Moreno Capella non contesta e che non reputa neppure fondamentale nell'ambito processuale.

 

 

 

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