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CANTONE«Tutto a posto al Grotto Caprino?» La vicenda si conclude con un non luogo a procedere

19.01.17 - 23:08
Per il Procuratore Pubblico «l’ipotesi di diffamazione a danno dell’esercizio pubblico» va esclusa
«Tutto a posto al Grotto Caprino?» La vicenda si conclude con un non luogo a procedere
Per il Procuratore Pubblico «l’ipotesi di diffamazione a danno dell’esercizio pubblico» va esclusa

LUGANO - Si chiude la vicenda relativa alla denuncia di Davide Taddei (in rappresentanza di “LEDA GROUP SA”), Karin Borradori Castelli e Pier Franco Castelli, dell’estate 2015, nei confronti di Sara e Gerry Beretta Piccoli. Il Procuratore Pubblico, Paolo Bordoli, ha deciso per un decreto di non luogo a procedere.

La denuncia era nata a seguito di un’interrogazione inoltrata al municipio nell’estate del 2015, che chiedeva se fosse «Tutto a posto al Grotto Caprino». Nella decisione della pretura viene indicato che «la querela è stata presentata per il reato di diffamazione», ma «l’ipotesi di diffamazione a danno dell’esercizio pubblico in quanto tale» non essendo «personalità giuridica», «andrebbe quindi già esclusa per questo motivo».

«Del resto l’interrogazione - si legge ancora - , che a oggi non risulta aver avuto risposta, avrebbe proprio permesso di dissipare i dubbi o le voci sulla correttezza di quanto avveniva presso l’esercizio pubblico.»

Non da ultimo si legge: «...nel contesto specifico, quello dell’attività di consiglieri comunali, una lesione dell’onore va peraltro ammessa con riserbo. Anche se i consiglieri comunali non beneficiano di immunità per espressioni presumibilmente diffamatorie usate nel contesto della loro carica, come previsto ad esempio per i membri del Gran Consiglio, va infatti comunque tenuto in considerazione che, per il corretto e legittimo esercizio della loro carica, devono pur sempre beneficiare di una certa libertà nell'esprimersi e nel prendere posizione anche su temi delicati, senza con ciò incorrere nel rischio di una sanzione penale…. limiti questi che nel caso concreto non sono stati superati.»

Infine per quanto attiene la querela sporta da Borradori Castelli e la fondazione Codefelici, il procuratore conclude scrivendo: «né la fondazione Codefelici né I coniugi Castelli, nell'interrogazione sono stati incolpati o resi sospetti di condotte disonorevoli e quindi lesi personalmente e direttamente nel proprio onore. I querelanti non erano quindi legittimati a sporgere querela nei confronti degli autori dell'interrogazione o eventualmente di terze persone.»

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