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LUGANO«Ha sorpreso la compagna e ha svalvolato»

24.11.16 - 15:58
Il processo per tentato omicidio prosegue con la richiesta di pena. La sentenza è attesa per domani dopo le 12.00
Foto d'archivio (Tipress)
«Ha sorpreso la compagna e ha svalvolato»
Il processo per tentato omicidio prosegue con la richiesta di pena. La sentenza è attesa per domani dopo le 12.00

LUGANO – Una pena detentiva di tre anni e sei mesi, sospesa a favore di un trattamento stazionario. È quanto chiede la procuratrice pubblica Chiara Borelli nei confronti del 25enne colombiano alla sbarra alle Criminali di Lugano per il tentato strangolamento della compagna di 26 anni. E per quest’ultima, che ha successivamente tentato la fuga in auto con il colombiano sul cofano, chiede venti mesi sospesi per due anni.

Il comportamento del colombiano gira tutto attorno all’alcol e alla gelosia, secondo la procuratrice: «Quando beve perde le sue inibizioni, nei momenti di rabbia e gelosia non riesce a convogliare i suoi sentimenti in azioni meno distruttive». Ed è quanto sarebbe accaduto quella sera dello scorso aprile, quando l’imputato ha tentato di strangolare la compagna dopo averla sorpresa a casa di un’amica, in presenza di un altro uomo, con bottiglie e bicchieri sul tavolo: «Lui immagina il festino e tutto ha inizio: il 25enne ha svalvolato». Da qui il tentato strangolamento, «perché lui considera la compagna una pezzente, una nullità e voleva farla tacere».

La procuratrice parla poi della vittima, la 26enne che la stessa notte diventa autore. La sua fuga in auto con il compagno sul cofano può essere considerata come legittima difesa? Non secondo l’accusa, che in quel momento considera la donna fuori pericolo: «Quando erano saliti in auto, la 26enne non era più minacciata. Non è vero che, come affermato da lei in aula, lui l’ha nuovamente colpita».

Tentato omicidio? «Una forzatura» - Senza contestare i reati ammessi dal suo assistito, il colombiano di 26 anni, l’avvocato Mattia Guerra punta invece all’assoluzione dall’imputazione di tentato omicidio intenzionale. Un capo d’accusa che al legale appare come una «forzatura». In particolare, Guerra fa leva sull’intensità della presa e si rifà a una sentenza del 2007, in cui viene considerata come prova insufficiente «la sola valutazione della vittima sull’intensità dello strangolamento». Nella commisurazione della pena, conclude, va tenuto conto della scemata imputabilità di grado leggero determinata dal consumo di alcol e cocaina. E chiede quindi una pena non superiore ai 24 mesi sospesi.

«Era legittima difesa» - «Sono momenti di paura e sgomento quelli che la mia assistita ha vissuto nella notte dello scorso aprile». Sono le parole, queste, dell’avvocato Gianmaria Bianchetti, difensore della 26enne, che si sofferma in particolare sull’imputazione di esposizione a pericolo della vita altrui: «La donna ha cercato di fuggire con l’auto, ma l’aggressore è saltato sul cofano. Doveva prendere una decisione nell’immediato, temeva per la propria vita, non aveva alternative». Non si trattava però di un’azione senza scrupoli né riprovevole, rileva Bianchetti, invocando l’eccessiva legittima difesa discolpante.

La Corte, presieduta dal giudice Marco Villa, comunicherà la sentenza domani, venerdì 25 novembre, a partire dalle 12.

 

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