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LUGANO«Hanno agito come nei film»

13.10.16 - 16:59
Condannati per coazione gli autori dei fatti di Dalpe: fino a tre anni e mezzo di detenzione
archivio TiPress
«Hanno agito come nei film»
Condannati per coazione gli autori dei fatti di Dalpe: fino a tre anni e mezzo di detenzione

LUGANO – Tre anni e mezzo per il 35enne. Ventiquattro mesi, sospesi con la condizionale, per il 37enne. Queste le condanne che la Corte delle Assise criminali di Leventina, riunita a Lugano e presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha stabilito nei confronti dell’accoppiata che nel settembre del 2015 a Dalpe avevano trattenuto un 51enne per recuperare dei soldi. Una vittima che, tra l’altro, lo scorso mese è stato a sua volta condannato per truffa.

L’atto d’accusa è stato solo parzialmente confermato. Ma, come ha spiegato la Corte, i fatti di Dalpe sono stati ritenuti come accertati: gli imputati «hanno posto in essere un clima intimidatorio che non può trovare spazio nella nostra società», dal messaggio minatorio alle visite a casa della vittima, muniti di chiave per bulloni. Il 51enne aveva ceduto alle richieste dell’accoppiata «perché aveva paura». I due sono però stati condannati per coazione, non sequestro di persona. Sono poi stati confermati i reati di estorsione, rapina e ripetuta violazione di domicilio.

Nello specifico, la Corte ha detto che il 37enne «ha agito mosso dall’egoismo e dalla vendetta». E ha aggiunto: «Preoccupa la sua propensione a delinquere, si è comportato come siamo abituati a vedere soltanto nei film». Anche per il 35enne si parla di «colpa grave». Il secondo imputato «aveva un ruolo preponderante ed era alla ricerca del guadagno facile».

I difensori Laura Rigato e Massimo Quadri avevano chiesto pene detentive da contenere in un anno (per il 37enne) e tre anni (per il 35enne), insistendo sulla mancanza di prove che dimostrino il sequestro o il rapimento della vittima. Nelle loro arringhe i legali avevano definito gli incontri a Dalpe come occasioni per «la ricerca di chiarimenti».

Da parte sua, il procuratore pubblico Paolo Bordoli auspicava invece una condanna di due anni, sospesi con la condizionale, per l’imputato più anziano e di quattro anni per l’altro.

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