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LUGANO«Non abbiamo minacciato nessuno»

12.10.16 - 15:03
Nel processo per il sequestro di persona a Dalpe prosegue l’interrogatorio dei due imputati
TiPress
«Non abbiamo minacciato nessuno»
Nel processo per il sequestro di persona a Dalpe prosegue l’interrogatorio dei due imputati

LUGANO – Nessuna minaccia. E nemmeno violenza. Nel processo alle Assise criminali per il sequestro di persona a Dalpe, che nel primo pomeriggio è ricominciato a Lugano davanti al giudice Amos Pagnamenta, i due imputati insistono: «La vittima ci ha consegnato due PC e una catenella come garanzia, spontaneamente». I due, alla sbarra per aver sequestrato tre volte un uomo – che sta a sua volta scontando una condanna per truffa – nel tentativo di recuperare almeno 17'500 franchi, sostengono quindi di non aver mai fatto pressione. «Non si sentiva minacciato – aggiunge il più anziano, un 37enne del Bellinzonese – era abituato a questo tipo di situazioni e ci ha presi in giro: ci ha promesso di pagare il debito e poi è sparito».

«Dovevamo andare in bagno» -Chinandosi sull’accusa di ripetuta violazione di domicilio, i due ammettono di essere entrati due volte nella casa della vittima. «Forse sembrerà poco credibile, ma dovevamo andare in bagno» afferma ancora il 37enne, spiegando che stavano facendo un giro in moto a Dalpe.

Dalle truffe agli stupefacenti – L’interrogatorio si conclude con la ricostruzione dei fatti relativi ai vari reati che interessano i due imputati singolarmente. In particolare le varie truffe, tentate o riuscite, attribuite al 35enne: una serie di episodi che l’imputato ammette soltanto parzialmente. Per il 37enne si parla invece di ricettazione (per aver aiutato l’altro imputato a vendere o scambiare i motoveicoli ottenuti con l’estorsione), falsità in documenti, tentata usurpazione di funzione (per le visite a Dalpe aveva fabbricato due finti tesserini di polizia) e contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti.

Il dibattimento riprende domani, giovedì 13 ottobre 2016, alle 9.30. La parola passerà dunque alle parti: il procuratore pubblico Paolo Bordoli e i difensori Laura Rigato e Massimo Quadri.

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