La denuncia: «Nessun veterinario ha saputo dirci come salvargli la vita»
LUGANO - Sentirsi soli e impotenti davanti a un evento traumatico che si sta verificando davanti ai tuoi occhi. È la sensazione provata da J.M. (nome noto alla redazione), negli scorsi giorni, durante una normalissima passeggiata con il suo lupo cecoslovacco.
Una normale passeggiata - Erano le 19:45 quando la ragazza stava camminando assieme al suo amico animale, costeggiando il Cassarate. A poca distanza una squadra di calcio si allenava correndo nella stessa direzione. In quel momento, però, il cane di 7 anni inizia a sentirsi male. Respira affannosamente, si accascia a terra. La padrona resta paralizzata, quindi urla e chiede aiuto. Il suo lupo dà evidenti segni di un grave problema respiratorio.
Chiedere aiuto - Accorrono tutti i presenti. La squadra di calcio si precipita per dare una mano. Tutti pensano la stessa cosa: bisogna chiamare un veterinario.
Cellulari alla mano si fanno diversi numeri. «Abbiamo chiamato Paradiso, Lugano, il numero delle emergenze... E ancora altri veterinari», racconta un'amica di J.M. che si trovava lì per caso. «Tutti abbiamo capito subito che bisognava fare in fretta».
Minuti contati - Ma la soluzione al problema non è a portata di mano. Il cane, nel frattempo, non reagisce, sta male. Tutto fa pensare a un attacco cardiaco. «Spieghiamo al telefono il problema. Tra i presenti c'era anche un infermiere. Cercava di capire se poteva usare le stesse tecniche che si usano per gli esseri umani. Qualcuno ha suggerito di caricarlo in spalla e portarlo alla macchina più vicina. Ma, in quel momento, l'idea non era azzeccata. Significava percorrere tutto il fiume fino al parcheggio con in spalla un cane di oltre 50 chili», spiega la testimone.
Risposte inattese - Dall'altro capo del telefono, tuttavia, non giungono rimedi in grado di tamponare l'emergenza. «Abbiamo ricevuto queste risposte - aggiunge indignata la ragazza -: “Messaggio automatico, questa chiamata costa 3.50.- FR. al minuto, se si desidera proseguire stia in linea… (nessuna risposta per troppi minuti)”; “ho altre urgenze”. “Ho altri appuntamenti, non posso ora”. “Lo metta su un taxi e ce lo porti”. “Cosa vuole quindi?”. “Si ricordi che non è una persona!”».
Un triste finale - La disperazione, a quel punto, prende il sopravvento. E, visto il finale scontato di questa vicenda, anche la rabbia. Un ragazzo, corso a prendere la sua auto, carica l'animale in fin di vita e inizia la corsa disperata verso quella che è l'ultima spiaggia. «Ricordiamoci che stiamo parlando di veterinari, che scelgono di dedicare la propria vita per salvare quella degli animali. Sono queste le risposte che ci si aspetterebbe?», prosegue la testimone.
Il cane non ce la fa. Dal veterinario arriva morto. «Come se non bastasse - conclude l'amica della sventurata proprietaria -, entrare nello studio con in braccio un animale in quelle condizioni non è bastato per avere la precedenza. La mia amica ha dovuto anche attendere prima di essere ricevuta. A noi proprietari di cani ci vengono imposti doveri, corsi teorici e pratici (costosi), tasse salate, anni di attesa per ottenere uno spazio per farli scorrazzare. Ma poi siamo soli nei momenti di difficoltà».