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Il "day after" nel noto scalo lombardo: «Ormai siamo in allerta permanente»
MILANO - L’attentato all’aeroporto Ataturk di Istanbul ha messo in allerta tutti i principali scali europei. Compreso quello di Malpensa, tanto caro anche a moltissimi ticinesi.
Qui le misure di sicurezza sono state rafforzate e portate al massimo già dopo Bruxelles. Ma l'inquetudine cresce. Quello di Istanbul, infatti, è il secondo attacco in pochi mesi in un aeroporto. E la cosa non sfugge agli aeroportuali che vivono Malpensa ogni giorno.
La militarizzazione, lo stato d’allerta visibile, quelli non ci sono. Ma si notano i molti agenti a bordo delle macchine elettriche, qualcuno in borghese, e quelli con il giubbotto antiproiettile e mitra.
«Non possiamo dire niente, ci spiace», replicano interrogati dai colleghi del portale Varese News. Chi lavora in aeroporto nota qualche differenza: «Li vediamo da un po’ di tempo, però oggi non è cambiato niente in particolare», spiegano i commessi di alcuni negozi vicini. «Ormai siamo in allerta permanente» conferma la dirigente della Polaria Giuseppina Petecca.
Allerta che fa sì che non ci siano ritardi nelle operazioni di controllo ai varchi. «Prendo l’aereo una volta ogni due settimane, dovrei stare in agitazione. Ma non possiamo cambiare il nostro modo di vivere: ho letto le notizie di Istanbul, ma non cambia molto per me. Se vogliono colpire ci sono tanti posti, a Istanbul è successo anche nelle strade».
«La paura ce l’abbiamo sempre», aggiunge invece un tunisino in partenza con la famiglia per Tunisi, al Terminal 1. «Non sapevamo cosa fosse il terrorismo fino a quando non successo anche da noi. Ho visto l’attentato in Turchia, mi spiace molto: ci fanno sentire spaventati ma non dobbiamo, altrimenti vincono loro».
«Non è mai proprio normale, il giorno dopo» si lascia sfuggire un poliziotto, quando si chiede che aria tira.
