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CANTONE / GRECIAParla il fotografo ticinese: "Ho pianto fra i profughi"

26.11.15 - 14:40
Il fotografo ticinese del primo ministro greco Alexis Tsipras ha abbandonato i politici per vivere da vicino le realtà dei migranti che arrivano sull'isola di Lesbo
Andrea Bonetti
Parla il fotografo ticinese: "Ho pianto fra i profughi"
Il fotografo ticinese del primo ministro greco Alexis Tsipras ha abbandonato i politici per vivere da vicino le realtà dei migranti che arrivano sull'isola di Lesbo

LESBO - Andrea Bonetti, dai palazzi della politica ai barconi dei migranti. Il fotografo ticinese voleva di più. “Sono stato alcune volte a Lesbo, per motivi naturalistici o al seguito del primo ministro greco Alexis Tsipras. Con i politici siamo stati al porto dove partono i ferry carichi di profughi verso il Pireo, nei due centri ufficiali di accoglienza dei profughi. Non mi bastava, non eravamo stati sulle spiagge al nord dell’isola dove arrivano le barche stracolme di persone… Volevo vedere la situazione da vicino… Ho pianto”.

Andrea Bonetti, che esperienza è stata?
“Il primo impatto è stato molto forte. Ho versato un bel po’ di lacrime. Non ho esperienza di lavoro in zone di guerra o di carestie. I barconi che arrivano a Lesbo dalla Turchia sono stracolmi di persone, non di esseri inanimati. Appena arrivano scoppiano in lacrime, molti sono disidratati e completamente inzuppati di acqua, che durante il viaggio entra nel canotto da tutte le parti. Tremano come delle foglie. Sono adulti, anziani e moltissimi bambini e neonati. E anche disabili, spesso feriti nelle guerre a casa loro”.

Cosa ti ha colpito di più?
“L’incredibile accoglienza dei volontari di varie ONG’s che li aspettano sulle spiagge. Vengono da tutto il mondo e offrono ai profughi vestiti, cibo, coperte termiche e altro che possa servire ad alleviare lo shock del viaggio sui barconi. E soprattuto mostrano loro il più grande rispetto e calore, consolando chi piange, dicendo loro “welcome” - benarrivati, avvolgendoli nelle coperte termiche e dando loro dell’acqua, una mela o una barretta al cioccolato. I medici aiutano chi soffre di ipotermia o disidratazione, o anche chi solamente si sente male a causa di iperventilazione per via della paura”.

Sei andato oltre le foto...
“Chiaramente uno non puo’ stare con le mani in mano in quei momenti. E anche se sei lì per fare degli scatti, poi finisci per renderti utile. Consoli chi piange disperato, lo avvolgi nelle coperte, gli dai qualcosa da mangiare o vestiti che hai cercato nel furgone delle OGN’s. Passato lo shock i profughi poi vogliono farsi fotografare contenti. Io sono fortunato perchè nei giorni che sono stato sull’isola il tempo era bello e non molto freddo, quindi non ho assistito a situazioni più drammatiche. Ma nelle settimane scorse il brutto tempo ha mietuto le sue vittime”.

Qual è stata la difficoltà maggiore?
“I problemi di comunicazione sono evidenti. Pochissimi profughi sanno l’inglese, chi lo sa abbastanza bene in genere fa subito da traduttore per aiutare gli altri. In un’occasione ho potuto parlare con una signora siriana che mi ha detto di essere medico, mentre il marito è ingegnere. In un’altra ho parlato con un padre indaffarato ad aprire una borsa tutta avvolta in tanti sacchi di plastica e nastro isolante, all’interno un altro oggetto tutto ben imballato che il figlio di 10 anni ha voluto aprire da solo. Era un ipad, si è messo a giocare e mi ha fatto vedere come poteva vincere…”.

Ed ora un album fotografico su Facebook...
“Volevo raccontare questa esperienza a più persone possibile. Ho avuto un ottimo riscontro. Ho voluto sottolineare l’impegno dei volontari delle ONG, sono così importanti per i profughi in un momento di grande bisogno. Sono persone davvero speciali… Mi ha appena scritto una volontaria che riconosce nelle foto uno dei bambini a cui ha cambiato i vestiti… Con questa raccolta di foto speravo proprio di ottenere queste risposte, risalendo a chi sono i volontari e scoprire così un po’ delle loro storie”.

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COMMENTI
 

mgk 8 anni fa su tio
Volontari ben pagati

streciadalbuter 8 anni fa su tio
Questo nostro pianeta é proprio una valle di lacrime.
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