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Via Odescalchi, "Qui non è più Svizzera"

CHIASSOVia Odescalchi, "Qui non è più Svizzera"

09.10.15 - 10:07
La vittima di ieri sera è un cittadino portoghese. I racconti degli inquilini in un angolo di Svizzera molto simile alle periferie delle grandi metropoli europee: "Qui più cocaina che a Bogotà"
ticinonline
Via Odescalchi, "Qui non è più Svizzera"
La vittima di ieri sera è un cittadino portoghese. I racconti degli inquilini in un angolo di Svizzera molto simile alle periferie delle grandi metropoli europee: "Qui più cocaina che a Bogotà"

CHIASSO - "Me ne voglio andare, in questo posto non si può più vivere". La voce giunge da una mamma in compagnia di altre donne che, non lontano dal luogo in cui ieri è stato rinvenuto cadavere un uomo, un 35enne cittadino portoghese domiciliato a Chiasso, sulla rampa che porta al parcheggio sotterraneo del condominio di via Odescalchi. 

Una palazzina e una via in cui è alta la concentrazione di persone in difficoltà. "Io sono stata costretta a venire ad abitare qui perché non avevo altra scelta, viste le mie condizioni economiche", racconta un'altra donna di origini dell'est europeo.

Il quartiere è un crogiuolo di etnie, di lingue e di accenti. "Qui c'è di tutto - ci racconta un'inquilina che ci prende per mano e con fare deciso ci porta negli interni dello stabile fino alla rampa su cui è stato rinvenuto il cadavere. Nel garage sotterraneo si sente forte l'odore di rifiuti. Vicino al nastro della polizia, che rende inaccessibile la rampa, vi è una montagna di sacchi della spazzatura. "Lo vede dove viviamo? Qui c'è d'aver paura anche a scendere".

Dal garage passiamo alle cantine. Diversi gabbiotti sono sfondati e alcuni fungono da giaciglio. Per terra troviamo materassi in un disordine e degrado che molto ricorda le periferie delle grandi metropoli europee. "Meglio fare in fretta, perché se tornano... non si sa mai". La signora ci porta nel retro della palazzina, delimitata dalla linea di confine. Oltre la rete è un via vai di camion in movimento. Al di qua, sulla striscia di erbetta, un tavolo e sedie in plastica, lattine di birra, sporcizia. "Qui alla sera è pieno di gente che beve birra", ci raccontano. 

Nessuno ha molta voglia di parlare. A prevalere sono i "non so", "non c'ero", "non ho sentito". "Qui è meglio farsi gli affari propri", dice un'altra signora. Chi parla racconta di avere sentito due spari, attorno alle 20.20 di ieri. Gira anche voce che la vittima abitasse all'interno del condominio di via Odescalchi. Torna alla ribalta il problema dell'esclusione e del disagio sociale in un angolo di paese che, come ci ha detto un'inquilina, "non è più possibile chiamarla Svizzera". "Mi vede come sono vestita?", ci dice una signora, "ecco, devo andare vestita come una barbona perché se mi metto qualcosa di un po' elegante dal mio guardaroba si rischia".

Un altro abitante della via racconta come sia peggiorata la situazione negli ultimi anni, con lo spuntare di postriboli nella zona. "Prima qui era molto più tranquillo. Sono qua dal '60. Mi sono attenuto alle regole del luogo che mi ha ospitato. Ma oggi, nel giro di pochi anni, è cambiato tutto".

"Qui c'è più cocaina che a Bogotà. Arrivate soltanto adesso voi giornalisti, dovevate arrivare prima", si sfoga infine un altro inquilino.

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