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LUGANO"Umiliato, denigrato e poi licenziato"

30.07.15 - 08:08
La storia di un operaio lasciato a casa da un “padre padrone”
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"Umiliato, denigrato e poi licenziato"
La storia di un operaio lasciato a casa da un “padre padrone”

LUGANO - Un passato in fabbrica, oltre 20 anni di esperienza nel settore cartotecnico come operaio specializzato. Questa è la vita di N. (nome noto alla redazione). L’azienda per cui lavorava stava per chiudere, la moglie senza lavoro e due bambini. A pesare come un macigno la malattia della figlia. Che fare? «Sono stato contattato da un’azienda molto nota – ci dice – avrei dovuto svolgere il lavoro del quale mi sono occupato da anni. Dopo i primi incontri e due giorni di prova... ho firmato il contratto». L’amara sorpresa si trova però dietro  l’angolo, anzi sul banco di lavoro.

«Mi avevano messo in guardia sul carattere del titolare, ma non pensavo arrivasse al punto di umiliarmi. Le critiche le accetto, ma essere denigrato e insultato no». Il primo incontro con il datore è scioccante: «Mi sono accorto che la macchina sulla quale lavoravo aveva parecchi problemi. Da ultimo arrivato non ho ritenuto opportuno segnalare il tutto. A un certo punto sento il titolare urlare “Come mai non va avanti la produzione? Io al suo posto mi vergognerei!” e altri epiteti. Insomma, un padre padrone». Il giorno seguente succede l’irreparabile: «È tornato alla carica, continuava a umiliarmi, ripeteva che non sapevo fare il mio lavoro. Ho provato a spiegargli le problematiche, anche con l’aiuto del direttore di produzione ma a sua volta è stato denigrato».

Così, quella mattina a 36 gradi senza aria condizionata, senza ventilatori, N. viene gelato dal datore ticinese: «Credo sia inutile proseguire il nostro rapporto di lavoro, lei è licenziato». E ora? «Ho sporto denuncia al Ministero Pubblico per ingiurie, minacce e abuso di potere, ho segnalato il tutto anche all’Ispettorato del lavoro. Vorrei che la mia storia servisse da monito per tutte le istituzioni che si occupano di diritto del lavoro. Io non voglio essere reintegrato o risarcito, vorrei giustizia per me e per quei colleghi che ancora oggi lavorano alla mercé di un tiranno».

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