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LUGANOI cinque conti luganesi del Barone arrestato

06.05.15 - 10:31
L'avvocato di Dollfus: "Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma la sua intenzione non è di sottrarsi"
Foto Ticinonline
I cinque conti luganesi del Barone arrestato
L'avvocato di Dollfus: "Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma la sua intenzione non è di sottrarsi"

LUGANO - «No comment» dagli uffici del Ministero Pubblico della Confederazione sul caso del ticinese Filippo Dollfus, il “Barone del riciclaggio” arrestato a Milano con l’accusa di aver gestito una maxi-evasione da 850 milioni di euro dagli uffici della sua fiduciaria in riva al Ceresio. Nei giorni precedenti l’arresto sono arrivate dall’Italia due rogatorie per interrogare il 66enne, spiegano dalla Procura federale, ma da questa parte del confine non era (e non è) stata aperta ancora nessuna inchiesta. Dollfus – si apprende – è stato fermato nella notte tra il 25 e il 26 aprile mentre dal Ticino si recava nel capoluogo lombardo per il battesimo di una nipotina. «Aveva deciso di rischiare, partendo di notte e spegnendo tutti i cellulari» spiegano dalla Guardia di Finanza.

L’ufficio a Lugano - Ora, precisa l’Mpc, «si tratta di aspettare le prossime iniziative da oltre confine e stabilire se l’incarto verrà gestito a livello federale o cantonale, ipotesi più verosimile». Già perché è a Lugano che Dollfus, negli ultimi due anni, riceveva i suoi facoltosi clienti da oltre confine: nel suo studio in via degli Amadio prima, poi nei pressi di via Balestra. Due fiduciarie diverse, stessi dipendenti, stesso numero di telefono (dal giorno dell’arresto, suona a vuoto). Ma a Lugano Dollfus non aveva solo casa e ufficio.

Oltre 100 conti aperti – Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero oltre un centinaio di conti correnti controllati da Dollfus per lo più in Svizzera ma anche all’estero. Cinque di questi, i «principali e strategici», sono aperti presso la filiale luganese di una nota banca privata elvetica: è a partire da qui che Dollfus «gestiva tutte le movimentazioni», conti-calderone da cui si diramavano operazioni «per lo più su altri conti mobili aperti e chiusi sempre presso lo stesso istituto» e il cui centro era «sempre e comunque la piazza luganese» fanno sapere dalla Guardia di Finanza.

"Si farà interrogare" - «È una vicenda complicata dal punto di vista tecnico, stiamo studiando le carte che sono alla base dell’ordinanza» spiegano gli avvocati di Dollfus. «Al momento non abbiamo deciso una linea, l'assistito si è giustamente avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia per la convalida dell’arresto. L'intenzione comunque non è di sottrarsi. Si farà interrogare più avanti, quando saremo pronti».

 

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