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LUGANOIn manette il finanziere Filippo Dollfus De Volckersberg

04.05.15 - 11:13
L'ex consigliere d'amministrazione di una nota banca luganese sarebbe il "deus ex machina" di una delle più grandi holding del riciclaggio d'Italia. Operava da Lugano
In manette il finanziere Filippo Dollfus De Volckersberg
L'ex consigliere d'amministrazione di una nota banca luganese sarebbe il "deus ex machina" di una delle più grandi holding del riciclaggio d'Italia. Operava da Lugano

LUGANO - È stato fermato, a Milano, dalla guardia di finanza di Busto Arsizio, il noto finanziere svizzero Filippo Dollfus De Volckersberg (barone, ex consigliere d'amministrazione di una nota banca luganese). L'uomo è accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale.

Dollfus, uomo ombra dell’alta finanza internazionale, noto da tempo alle cronache giudiziarie italiane, è accusato di essere a capo di una fitta e proteiforme organizzazione criminale e di aver provveduto nel corso degli ultimi decenni, dal suo quartier generale di Lugano, ad assistere la propria facoltosa e selezionata clientela italiana, nel trasferire all’estero ed occultare ingentissime somme di denaro.

I soldi, nella gran parte dei casi, si sospetta fossero frutto di delitti di appropriazione indebita, evasione fiscale, corruzione o riciclaggio perpetrati in territorio italiano.

Filippo Dollfus, con la collaborazione di Gabriele Bravi (commercialista milanese arrestato nel marzo 2013 nel corso della stessa indagine), secondo i finanzieri italiani avrebbe provveduto a:

- individuare e contattare clienti italiani (per lo più società di capitali e professionisti) interessati a trasferire all’estero ed occultare denaro o utilità;
- costituire società in paesi quali soprattutto Olanda, Lussemburgo e Svizzera;
- assicurare il deposito delle utilità e del denaro, opportunamente schermato, presso banche situate per lo più in Svizzera;
- instaurare rapporti bancari direttamente gestiti dalla organizzazione, a loro volta intestati a società con sede off shore (cc.dd. conti calderone o di mero transito), presso banche per lo più svizzere;
- garantire, coordinare e dare esecuzione alla complessa attività finora descritta.

Tali attività venivano principalmente svolte attraverso il personale della società anonima di Lugano gestita da Dollfus, ed in parte negli uffici della propria succursale milanese.

La prima fase dell’indagine ha avuto origine da una segnalazione per operazione sospetta nei confronti di un cittadino di Busto Arsizio, poi risultato essere un componente dell’associazione.

Le indagini da qui avviate hanno consentito di individuare il primo episodio di riciclaggio operato da Bravi per conto di Rita Rovelli, con riferimento alle cospicue attività finanziarie provenienti dal Fondo DALAN, costituito con la provvista della corruzione relativa al noto caso IMI-SIR.

Per questo fatto era stata emessa una misura cautelare a carico di Bravi, a seguito del suo fermo disposto dalla Procura di Milano, ed eseguito nel marzo del 2013.

Le successive attività d’indagine hanno portato al sequestro di una grande quantità di documentazione amministrativa.

Il nucleo principale della holding imprenditorial-criminale è risultato essere costituito da una decina di soggetti, alcuni dei quali titolari di studi professionali.

Al momento sono state identificate 65 fra persone fisiche e giuridiche titolari di rapporti bancari a vario titolo che hanno operato complessivamente con 115 conti bancari in 12 diverse banche di cui 1 italiana e 11 estere. Sono state mappate quindi 421 persone fisiche e giuridiche italiane ed estere che hanno avuto rapporti con l’organizzazione.

Il volume accertato dei movimenti finanziari dell’organizzazione, che rappresenta solo una minima parte di quello effettivo, attualmente ammonta a circa 800 milioni di euro, nei pochi anni di cui ai prospetti individuati. Ma se queste operazioni finanziarie si rapportassero alla completa entità dei conti trattati dall'organizzazione ed al periodo molto ampio di operatività dell'organizzazione stessa, circa 40 anni, probabilmente si raggiungerebbero somme stratosferiche nell'ordine di molti miliardi di euro.

Dollfus negli ultimi due anni ha evitato, con cura e circospezione, l’ingresso nel territorio italiano con la esplicita finalità di sottrarsi alla giurisdizione italiana. Il fermo è stato eseguito prima che potesse fare rientro in Svizzera.

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