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CANTONEGià 72 le aziende che hanno scelto il lavoro ridotto. "Ispettori in ufficio da mattina a sera"

27.02.15 - 08:00
L’anno scorso, nello stesso periodo, le domande non furono più di una ventina
Archivio Ti-Press
Già 72 le aziende che hanno scelto il lavoro ridotto. "Ispettori in ufficio da mattina a sera"
L’anno scorso, nello stesso periodo, le domande non furono più di una ventina

BELLINZONA - Il numero fa più impressione se lo si confronta con quello del passato. Lo scorso anno, nel medesimo periodo, non furono più di una ventina le aziende in difficoltà che fecero richiesta dell’indennità di orario ridotto. Quest’anno sono oltre tre volte tante: già 72 le domande, alla data del 26 febbraio, giunte sui tavoli della Sezione del lavoro di Bellinzona a partire dal 15 gennaio, giorno dell’abbandono della soglia minima.

Nessuna coincidenza - Palese la relazione con l’apprezzamento del franco, che soprattutto in ambito industriale avrebbe avuto conseguenze immediate. In fondo, la mannaia calata sui salari o le ore aggiunte da lavorare gratis, e gli scioperi infine davanti a ciò che aveva e ancora ha tutta l’aria di un sopruso del padrone, sono state solo la reazione più evidente, clamorosa, arrogante magari, alla decisione della Banca nazionale. Il ricorso alla riduzione temporanea o alla sospensione dell’attività aziendale potrebbe rappresentare presto l’evoluzione perbene del presente: e dimostrare quanto concrete siano le criticità delle aziende, quanto fragile sia il mercato ticinese del lavoro. Perché il beneplacito del Cantone presuppone di offrire riscontro, dati e documenti alla mano, al fatto che non è solo capriccio quello che ha portato gli imprenditori locali a inventarsi misure impopolari d’intervento: poco lungimiranti, ma almeno tempestive, nell’attesa di soluzioni migliori.

Inevitabile un incremento - Che oggi ricevono il nulla osta amaro dei dirigenti della Divisione dell’economia. «Buona parte delle pratiche sono già state evase – conferma Sergio Montorfani, capo Sezione del lavoro – Si tratta di domande che necessitano di risposte sollecite». Per le altre, due ispettori sono tutt’ora in ufficio da mattina a sera, con il compito di valutare il diritto e la necessità di accedere a una misura che minaccia solo di diventare norma. «Impossibile, oggi, quantificare quelle già accolte, o dire quanti dipendenti riguardino. Se ci aspettiamo un ulteriore incremento? Di sicuro. E anche un allargamento ad altri settori oltre a quello industriale: almeno finché persisterà una differenza importante tra franco ed euro. Si assisterà a qualcosa di simile a quanto già avvenuto qualche anno fa, quando franco ed euro raggiunsero la parità: i primi segnali già ci sono, il dato si aggiorna quotidianamente e la situazione è destinata ad aggravarsi fin quando non si raggiungerà un cambiamento importante nell’equilibrio del franco».

Un fenomeno che si allargherà ad altri settori - Aziende modeste, aziende più imponenti nelle dimensioni, che vogliono coinvolgere tutti i dipendenti in maniera eguale e minima oppure circoscrivere il ricorso solo a pochi dipendenti e inevitabili: il quadro è composito, i motivi differenti, anche se domina la riduzione degli ordinativi di «clienti che, davanti all’aumento dei prezzi, annullano le commesse. Se il cliente interrompe la relazione, ne va del lavoro. Un fenomeno che colpisce molti altri settori legati all’esportazione: ma i tempi di reazione sono diversi. Il comparto industriale è quello che subisce e reagisce più in fretta. Altrove gli effetti si vedranno più tardi».

Colpa degli ordini annullati perché troppo cari - Il malessere dunque esiste, e poco importa se il franco l’abbia solo portato allo scoperto o accentuato. «Il lavoro ridotto non è ancora lo strumento principe, ma la crescita della domanda mostra che potrebbe in fretta diventarlo», ragiona Meinrado Robbiani, segretario cantonale dell’Organizzazione cristiano-sociale ticinese, rivelando come la cassa disoccupazione Ocst già si occupi di 21 casi per un totale di circa 700 dipendenti. Spesso, testimonia, si tratta di «piccole realtà costrette a rinunciare a importanti commesse di grossi clienti che pretendono sconti insostenibili oppure cancellano l’ordine»: ridotti i volumi in entrata, non resta che intervenire sugli occupati divenuti d’un tratto superflui.

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