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CHIASSO"E se esportassimo la cultura svizzera in Italia?"

13.02.14 - 21:00
Il Centro Ovale ci prova. Marco Cassiano pensa a una nuova idea di centro commerciale: "Gastronomia, cultura, intrattenimento. Ogni giorno siamo tutti un po' tip- top ed un po' discount"
Foto Ti Press
"E se esportassimo la cultura svizzera in Italia?"
Il Centro Ovale ci prova. Marco Cassiano pensa a una nuova idea di centro commerciale: "Gastronomia, cultura, intrattenimento. Ogni giorno siamo tutti un po' tip- top ed un po' discount"

CHIASSO - Il compito assunto non è quello dei più facili. Rispolverare l'immagine del Centro Ovale di Chiasso (COC) e convincere imprenditori e pubblico a investire rispettivamente in danaro e tempo per uno spazio che da alcuni mesi fa parlare di sé per i negozi che lo stanno abbandonando. Ma da dicembre 2013, lo Studio Cassiano di Lugano è stato incaricato dai proprietari del Centro, i Van Der Planken, per trovare nuove metodologie commerciali che possano suscitare l'interesse di imprenditori e cittadini. Abbiamo intervistato il titolare dello studio, Marco Cassiano, che da qualche settimana sta raddrizzando il core business del Centro.

Lei ha lamentato la carenza di giovani imprenditori ticinesi disposti a entrare nel Centro anche a costo zero per l'affitto. Qual è attualmente la situazione?

“Vorrei precisare che non si tratta di costo zero. Infatti pur non dovendo pagare un affitto minimo, resta comunque a loro carico una percentuale sul venduto che varia tra il 5 ed il 20% a seconda dell'attività, normalmente il 10%. Abbiamo ricevuto una richiesta da Locarno che è quasi conclusa, un interessante format anche con prodotti naturali. Così anche due imprenditori di Chiasso vogliono spostare il punto vendita nel COC. Questa è una buona notizia, vuol dire che si crede nella location di per sé. Abbiamo appena iniziato le trattative quindi stiamo aspettando la firma dei contratti.

 

Quali imprenditori si sono fatti avanti finora?

“I locarnesi sono giovanissimi e molto attivi. Hanno già un negozio legato al mondo della bellezza e del benessere a Locarno e vogliono espandersi. Quelli di Chiasso invece sono attivi nell'abbigliamento tradizionale uomo e donna. Gli italiani puntano all'energia alternativa. Abbiamo anche una trattativa per una agenzia web svizzera che lavora in tutto il mondo e vorrebbe aprire uno show-room per farsi conoscere”.

 

Ad oggi quanti nuovi imprenditori si insedieranno sicuramente nel Centro e quando?

“Abbiamo due contratti firmati. Uno dovrebbe iniziare i lavori tra due settimane, l'altro sta aspettando di ricevere una ulteriore tranche di finanziamento. Un altro gruppo di imprenditori italiani vorrebbe prendere tutto il quarto piano, ma noi stiamo ancora tenendoci in attesa perché abbiamo avuto un primo contatto con un'associazione ticinese che potrebbe sviluppare un nostro progetto nell'agroalimentare ed eno-gastronomico“.

 

Ha pensato di creare all'interno del Centro una sorta di Eataly svizzera?

“Sì abbiamo già contattato Eataly e sono molto interessati. Ma per investire richiedono un franchisee che prenda la licenza e sviluppi direttamente. Si tratta di un investimento importante. Hanno già detto che, non appena abbiamo un imprenditore ticinese pronto ad investire, lo riceveranno a Torino insieme a noi per entrare nel dettaglio dell'operazione. Al momento stiamo sondando il terreno, ma non abbiamo questo imprenditore con capacità finanziaria di almeno un milione disponibile liquido. E' così che ci è venuta l'idea di fare il contrario: perché importare la cultura alimentare italiana in Svizzera? E se facessimo il contrario, esportando la cultura svizzera in Italia? Nessuno l'ha mai fatto: l'Ovale potrebbe essere l'avamposto“.

 

Il Centro potrebbe essere la porta svizzera sull'Italia dal punto di vista del gusto e dei prodotti agroalimentari?

“E' esattamente quello che vogliamo. Sin dal primo giorno ho personalmente creduto in questo progetto del gusto e della qualità svizzera, ma anche dei nostrani del Ticino. Credo molto nell'Ovale come luogo di intrattenimento, ristorazione, prodotti freschi, specialità gastronomiche ed ovviamente cultura. Siamo così vicini ed in vista dell'Expo 2015 avrebbe davvero senso rendere l'Ovale un avamposto svizzero per il mondo che visiterà l'Expo“.

 

Qual è la risposta delle associazioni mantello?

“Abbiamo avuto un primo contatto con un interlocutore importante, il sentimento è buono, ma è tutto riservato e non possiamo dire altro. Vi informeremo appena ci sarà qualche passo ufficiale. Pensiamo di organizzare ristoranti ticinesi, eventualmente anche a rotazione, una sorta di temporary-restaurant che permettano ai clienti di provare offerte sempre nuove ed ai ristoratori di aprirsi a mercati nuovi anche per farsi conoscere. Poi vogliamo realizzare un negozio di nostrani ticinesi e svizzeri per far conoscere i prodotti. C'è anche il progetto TI-Cinesi di cui vi parlerò presto e coinvolge gli artigiani. Vediamo quale sarà la risposta delle varie associazioni di categoria che stiamo contattando“.

 

Pensa che in Ticino ci sia bisogno di un'altra idea del centro commerciale, con intrattenimenti diversi, volto cioè maggiormente alla cultura, alla socializzazione?

“Assolutamente sì. I Centri Commerciali sono diventati per molte città delle Piazze, dei luoghi di ritrovo, pur essendo dei "non-luoghi" come si usa dire, essendo spesso uguali l'uno all'altro. Il Centro Ovale ha una grande personalità estetica, che piaccia o meno, e sicuramente si presta a diventare un luogo. La nostra idea è che venga usato dalla città, dai ticinesi e dagli stranieri come terra di confine, di scambio e di crescita comune. Non in competizione con gli altri centri commerciali, ma come luogo nuovo, diverso, alternativo. Focalizzando su gastronomia, negozi particolari, cultura ed intrattenimento. Un posto da vivere e sentire parte del territorio, non un corpo estraneo“.

 

Non pensa sia un approccio difficile, certamente non in linea con i gusti della maggior parte delle persone e delle tendenze commerciali

“Sì, lo penso. Ma se non innoviamo moriamo. Il Ticino ha bisogno di diventare attrattore e attore di proposte innovative. Senza innovazione il Ticino rischia una crisi finanziaria e poi economica non da poco. Sto gestendo una delicatissima trattativa con un supermercato e con un operatore nel campo dell'elettronica per portare delle formule nuove: specialità e discount insieme. L'idea è di offrire un luogo dove possano trovare soddisfazione i clienti innovatori, che cercano qualità, avanguardia e servizio, insensibili al prezzo, insieme a chi invece sia a caccia dei prodotti un po' obsoleti o magari fuori periodo o vicini alla scadenza per risparmiare un po'. Non creiamo clienti di serie A e B. Ogni giorno siamo tutti un po' tip- top ed un po' discount. Non esiste un cliente monocorde. Lo dimostrano le catene emergenti di discount frequentate ormai da tutte le classi sociali. Il negozio di elettronica, se deciderà di aprire, sarà innovativo: sale demo, spazi per la formazione, corner specializzati e ovviamente i prodotti a pedana a prezzi ridotti, ma non civetta. Le offerte non devono riempire i parcheggi per un giorno, devono essere vere, reali, trasparenti e stabilire un rapporto di continuità con il cliente italiano e svizzero. Inoltre il Centro Ovale, che io sappia ha sempre promosso l'occupazione ticinese, sensibilizzando gli operatori a dare priorità ai tanti lavoratori locali disoccupati, indipendentemente dalla nazionalità, purché risiedano in Ticino. Non possiamo imporlo, solo sensibilizzare. Personalmente mi sono impegnato con i miei clienti in tal senso”.

 

Per curiosità, dato il recente argomento dei posteggi occupati da frontalieri nel Mendrisiotto, i parcheggi del Centro Ovale sono gratuiti? Vengono occupati da frontalieri?

“I parcheggi sono gratuiti per le prime 3 ore. Non mi risulta che siano oggetto di soste selvagge o inappropriate. Deve domandare alla Direzione dell'Ovale. Mi permetta di aggiungere che il problema dei rapporti con l'Europa, secondo una mia analisi, nel breve termine sarà un vantaggio per il Ticino, ma nel lungo periodo, se non decidiamo con chiarezza quale sia il posizionamento del nostro Cantone, potrebbe danneggiare la nostra economia. Abbiamo un territorio piccolo ed il vantaggio di essere un po' il cuore dell'Europa, un ponte tra cultura del Nord e del Sud. Dobbiamo fare propria questa identità interculturale ed attirare da noi intelligenze, idee e promuoverle. Perché non possiamo avere una Google ticinese? Chi ce lo impedisce? Le idee ed i progetti ci sono, ma dobbiamo uscire dalle logiche clientelari importate dai nostri vicini di casa e dal gioco dei veti incrociati che invece è prerogativa tutta ticinese“.

 

 

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