Al via la sperimentazione RideMyRoute, un'app che, nell'ambito di un progetto europeo qui coordinato dalla Supsi, integra car pooling e utilizzo dei mezzi pubblici
LUGANO - Aaa cercansi volontari disposti a superare il pregiudizio: che la propria auto sia l'unica maniera per spostarsi bene e in fretta, in un Ticino assediato dalle polveri sottili ma che ancora teme di non poter giungere altrimenti a destinazione in tempi ragionevoli. Che disdegna il car pooling, vuoi per non perdere minuti nell'incontrare gli altri e salire tutti a bordo, vuoi per diffidenza verso il prossimo che si conosce solo tramite un profilo social. E che non immagina neppure come a volte la combinazione di più modi, per spostarsi da casa verso il lavoro e viceversa, sia la soluzione più efficace. Troppo dispendiosa da studiare, elaborare, mettere in pratica. Punto.
La "mente" è tutta ticinese - Per questo, da oggi e per quindici giorni, la vera sfida sarà trovare una sufficiente massa critica disposta a sperimentare la nuova app RideMyRoute, nell'ambito del progetto europeo Horizon2020 SocialCar avviato nel 2015 e che vede la Svizzera farla da protagonista fino in fondo. Non solo perché «il cervello dell'app nasce alla Supsi», spiega la coordinatrice Francesca Cellina, nell'ambito della conferenza indetta stamane alla Supsi, ma perché si appresta a verificare nel concreto le sue potenzialità sul territorio.
Tre volte alla settimana, tre settimane almeno... - Mentre in altre località europee la sperimentazione sarà virtuale, qui, come solo a Edimburgo, Bruxelles e Lubiana, «si lavorerà in situazioni reali», con un gruppo di cittadini che, fra il 6 novembre e l'8 dicembre, proveranno a utilizzare l'app Ride MyRoute almeno tre volte alla settimana, almeno per tre settimane, offrendo o cercando passaggi, utilizzando i mezzi pubblici, magari anche le navette interaziendali MobAlt - 5 transfrontaliere, 3 nel Luganese - coinvolte nel test. Disposti a mescolare opzioni - un tratto a piedi, fino alla stazione del treno, poi magari il bus e/o la macchina condivisa - e, soprattutto, a mettersi in gioco.
... per una scommessa triplice - Una scommessa su piu fronti. Il primo: le proprie abitudini, le scelte sulla carta ben motivate, dal momento che «una delle più diffuse barriere al cambiamento - riflette Davide Marconi, MobAlt - è l'assenza di un trasporto pubblico e di qualità». Il secondo: i modi con cui finora si è cercato di contrastare la pigrizia, attraverso strumenti incapaci di integrare diverse opzioni: «Anche quando si inserisce un tragitto su Google, si viene obbligati a scegliere un solo mezzo», riflette Francesca Cellina. «Proprio partendo da questo fatto - le fa eco Andrea Rizzoli, responsabile del progetto per Supsi - proveremo a ribaltare la prospettiva tradizionale, puntando sull'integrazione dei mezzi di trasporto invece che sulla loro competizione».
Una sfida alla paura (della community) - Ma, soprattutto, da lasciare indietro c'è la paura, diffusa e anche legittima. La celeberrima community resta qualcosa di distante dal proprio sé, di rischioso. «Riusciremo a superare la preoccupazione che si ha nel condividere un viaggio con uno sconosciuto? - domanda Cellina - Per questo abbiamo avviato una collaborazione con due partner già attivi sul territorio, Bepooler e MobAlt, per usufruire dei passaggi e delle navette già operative. E utilizzeremo un sistema di valutazione e feed-back tra gli utenti. Vogliamo vedere quali sono i margini concreti di sviluppo di Ridemyroute, che al momento resta un prototipo da migliorare».
Premi in palio - In palio anche una bici, buoni spesa e una settimana di viaggi gratis sui mezzi pubblici per chi si candiderà per partecipare all'esperimento. Servono almeno un centinaio di individui, preferibilmente nel Luganese; ben vengano di più e anche da fuori.