Cerca e trova immobili

LUGANO/MILANO«Rubo bici a Lugano, perché in Italia fanno schifo»

16.10.17 - 18:07
Intervista a un ladro "frontaliere" di biciclette, dopo una settimana di reclusione allo Stampino
«Rubo bici a Lugano, perché in Italia fanno schifo»
Intervista a un ladro "frontaliere" di biciclette, dopo una settimana di reclusione allo Stampino

LUGANO-MILANO. Il signor E.V.* è un volto noto. Avevamo già parlato di lui, quando a inizio mese era stato arrestato su un treno Tilo Lugano-Milano con una bici rubata. Ora è uscito di galera, ma il "vizietto" non lo ha perso. Tio.ch/20minuti è riuscito a incontrare il 50enne a pochi giorni dal rilascio, dopo una settimana trascorsa allo Stampino: di nuovo su un treno Tilo, sempre sulla stessa tratta. 

I frontalieri della tenaglia - Il fenomeno dei "frontalieri" delle bici rubate non è una novità. A settembre la Cantonale ha arrestato un altro 50enne italiano che ha ammesso di averne rubate una ventina. Sono 1710 le biciclette rubate nell’ultimo biennio: solo nel 7 per cento dei furti, secondo le stime della polizia, si riesce a mettere le mani su maltolto e malfattore. 

«Nulla da nascondere» - Anche E.V. è un recidivo incallito. Avvicinato in atteggiamenti sospetti sul treno in territorio italiano (sale alla stazione di Como), non nega di essere in giro "per lavoro". Le circostanze, questa volta, non hanno permesso di sporgere una denuncia nei suoi confronti. La Polizia ferroviaria italiana, da noi contattata, non ha potuto intervenire in tempo. Il ladro però non ha disdegnato di rispondere alle nostre domande. «Non ho fatto male a nessuno e non ho nulla da nascondere» dice ostentando anche un'inaspettata tranquillità. «Sono senza documenti, non ho una casa, vivo per strada».

Lei è stato fermato dalla Polizia ticinese diverse volte, in passato. Sembra che i provvedimenti siano insufficienti. 

«Ma in fondo non compio chissà quale crimine. E ho fatto sette giorni di reclusione, dopo l'ultimo arresto a Chiasso. Non è una passeggiata le assicuro».

Ogni volta però viene espulso, e poi ritorna.

«In Italia non vale la pena fare questo lavoro. Non sono l'unico. I più furbi però vengono in macchina: in treno il rischio è alto, come dimostra la mia esperienza». 

Quante vole è venuto a "lavorare" in Ticino?

«Una decina, da quando sono nel ramo»

È tanto che vive di questi espedienti?

«Nel 2007 è fallita la fabbrica in cui lavoravo, a Carate Brianza. Per qualche tempo ho fatto lavoretti, tramite agenzie interinali: spedizioni, traslochi, di tutto. Anche adesso se posso faccio lavori regolari, ma è difficile trovare. Tanto più con il mio curriculum»

E il mestiere del ladro?

«Ho iniziato per necessità. Con il lavoro ho perso la casa, sono anni che vivo per strada. Un po' qua, un po' là. Mangio alla mensa dei poveri, se riesco. Oggi per esempio non ho mangiato». 

Quanto riesce a guadagnare, in un mese?

«Difficile dire. Ci sono bici che valgono 500-600 euro, altre due lire. In Svizzera se ne trovano ancora di belle. Invece in Italia la gente ormai compra biciclette da schifo, con dei lucchetti difficili».

Colpa dei troppi ladri, no?

«Forse. Ma ripeto, c'è di peggio. Io ho scelto di non toccare le persone. Niente violenza. Ma faccio questo perché non ho altra scelta»

Tornerà in Ticino?

«Ci proverò, credo. Ma per altre vie. Il treno evidentemente non fa per me. La mia faccia è troppo conosciuta».

* nome noto alla redazione

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE