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CANTONE«Mi fidavo di loro, erano persone sofferenti»

21.09.17 - 10:53
La deputata Bosia Mirra a processo per aver aiutato diversi migranti ad attraversare illegalmente la Svizzera. L’accusa: «Non c’erano altre possibilità?»
Ti Press
«Mi fidavo di loro, erano persone sofferenti»
La deputata Bosia Mirra a processo per aver aiutato diversi migranti ad attraversare illegalmente la Svizzera. L’accusa: «Non c’erano altre possibilità?»

 

BELLINZONA – Tutto era cominciato il 18 agosto 2016 col trasporto di due cittadini siriani, un uomo in compagnia del nipotino di undici anni: «Fuggivano dalla guerra, volevano raggiungere i genitori del bambino che si trovavano già in Germania». Lo racconta la deputata socialista Lisa Bosia Mirra, accusata di ripetuta incitazione all’entrata, alla partenza e al soggiorno illegale di diversi migranti, presunti minorenni. E che oggi – difesa dall’avvocato Pascal Delprete – siede davanti alla Corte della Pretura penale di Bellinzona presieduta dal giudice Siro Quadri.

In viaggio verso la Germania - L’entrata in Svizzera, poi la partenza per la Germania. L’obiettivo, spiega l’imputata, era di permettere ai migranti di chiedere asilo una volta arrivati a destinazione: «I parenti si trovavano là. Con una procedura in Italia avrebbero dovuto affrontare tempi d’attesa più lunghi. In Germania le autorità potevano invece far partire più rapidamente la ricerca dei parenti. E la Germania è anche più generosa nell’accoglienza di queste persone». Bosia Mirra pagava dunque loro il viaggio fino a Francoforte, città che i clandestini potevano raggiungere cambiando treno soltanto a Zurigo: «Permetteva di evitare il cambio a Basilea».

Tra sofferenza e terrore - Bosia Mirra non verificava però se i migranti stessero effettivamente cercando di raggiungere dei parenti già residenti in Europa. «Mi fidavo di quanto mi dicevano, perché a mio parere è logico che una persona che affronta un viaggio dall’Africa senza soldi né mezzi stia effettivamente cercando di ricongiungersi con dei familiari». E parlando di un altro episodio, descrive dei migranti profondamente «terrorizzati»: «Trovo disumano che nel 2017 le persone siano costrette a scappare in questo modo».

Una questione di fiducia - C’era quindi sempre la fiducia alla base dell’aiuto ai singoli migranti. Tra i vari episodi trattati in aula, c’è quello di un diciassettenne che aveva l’intenzione di chiedere asilo in Svizzera per raggiungere il fratello che si trovava già nel nostro paese. Ma più volte era stato respinto. È a quel punto che Bosia Mirra lo aveva aiutato a entrare in Svizzera illegalmente. «Ma lei era certa che chiedesse davvero asilo? Non poteva essere soltanto la versione che i migranti le raccontavano?» chiede allora la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, sottolineando che in seguito era emerso che il diciassettenne in verità aveva ventitré anni. «Io mi fidavo, erano persone in condizione di grave sofferenza» risponde a più riprese Bosia Mirra.

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