Mezzo milione in Svizzera, quasi trentamila in Ticino, ma il boom di quattro zampe non fa solo scodinzolare
In Ticino hanno raggiunto la cifra recordo di 29’900, in Svizzera sono circa mezzo milione. L’enorme numero di cani, però, sta facendo della Svizzera un campo minato sociale: «I sobborghi delle città, dove si tengono sempre più cani, sono diventati una zona di conflitto», afferma Andreas Rogger, direttore della Società cinologica svizzera Sgs. L’incontro tra un proprietario di cane e un passeggiatore, corridore o ciclista, si trasforma spesso, e velocemente, in uno scontro. «Ognuno è disturbato dall’altro ed è convinto di essere nel giusto».
Fino alla fine del 2016 ogni svizzero che voleva un cane, doveva svolgere un corso di quattro lezioni. Oggi solo Glarona, Zurigo e Ginevra richiedono ancora un certificato di idoneità. L’abolizione dei corsi obbligatori rammarica le associazioni. Per migliorare la situazione, l’Associazione delle formazioni cinofile svizzere di cui Rogger è vicepresidente, propone un brevetto nazionale per proprietari di cani. «I padroni dovrebbero frequentare volontariamente una scuola riconosciuta per apprendere il corretto approccio con in cane e con l’ambiente», spiega.
Anche Walter Ogi, presidente del Partito svizzero dei cani, ritiene che i cinofili si trovino sempre più spesso in situazioni di conflitto. «Oggi, purtroppo, siamo nella situazione in cui i cani o li si ama o li si odia». Tanto che accadrebbero addirittura situazioni paradossali in giro per la Svizzera: «C’è chi si spaccia per poliziotto e minaccia i proprietari di cani di sporgere denuncia se non se ne vanno altrove».
Poi ci sono i genitori, racconta Ogi: «Le madri con i bambini si mostrano disgustate ancor prima che il cane si avvicini, anche se questo cammina tranquillamente al guinzaglio». Avrebbero paura che il cane possa infettare il bambino o morderlo: «Il cane per alcuni genitori è qualcosa di schifoso».
I conflitti, però, non nascono solo per l’intolleranza della gente. Spesso sono gli stessi detentori di cani a comportarsi male, secondo Andreas Rogger. Per molti l’animale sembra essere diventato esclusivamente un passatempo. «Le giovani usano il Chihuahua come accessorio. C’è chi non si rende conto che il cane è un animale con delle esigenze specifiche a cui ci si deve adattare».
Walter Ogi gli fa eco, gli amanti dei cani devono imparare ad accettare le critiche. «Se qualcuno fa notare che non si lancia il bastone in un campo coltivato o che i bisogni nel fieno non piacciono al contadino, è del tutto fuori luogo rispondere “Questo non la riguarda”». Inoltre un detentore non dovrebbe prendere le cose troppo sul personale: «Spesso pensano: Chi non ama il mio cane, ce l’ha con me». In modo che nelle zone di conflitto si torni a vivere in pace, gli esperti lanciano un appello a tutti per cercare il dialogo piuttosto che passare il tempo a scambiarsi insulti.