Diverse segnalazioni giunte in redazione a seguito dell’articolo su Swiss Life che raccomanda ai suoi operatori di call center di usare nomi tipicamente svizzeri. Quando un nome fa rima con pregiudizi
LUGANO - Davvero un nome straniero può rappresentare un ostacolo rispetto a un nome ticinese? Oggi abbiamo riferito della perplessità da parte della Commissione federale contro il razzismo per la pratica di Swiss Life di raccomandare ai suoi operatori di call center che hanno nomi di origine straniera di presentarsi ai clienti con pseudonimi che suonino più “svizzeri”.
Abbiamo chiesto ai lettori di Tio e 20minuti, che hanno un cognome straniero, se anche loro hanno vissuto episodi di intolleranza o denigrazione per il fatto di non essere proprio ticinesi d.o.c. Ecco le loro storie.
Il caso di Sarah - Un esempio è quello di Sarah C., donna di Sessa che 20 anni fa ha trovato l'amore in Australia. «Ero lì per studi quando ho conosciuto un uomo di origine turca che, da lì a poco, sarebbe diventato mio marito». I due si sposano proprio in Turchia, nella bellissima Istanbul. Come consuetudine Sarah prende il cognome del marito. «Pensavamo di restare in Turchia, ma il mercato del lavoro non era affatto favorevole».
Sarah torna a casa. Inizialmente trova lavoro grazie a delle conoscenza, ma poi lo perde per la classica «ristrutturazione». «Lì sono iniziati i primi problemi. Ai colloqui mi presentavo con il cognome di mio marito. Mai avrei pensato che potesse essere un limite». Invece lo è. «Più e più volte mi sono sentita consigliare di usare il mio cognome perché quello di mio marito trasmetteva l'idea che fossi meno capace e potenzialmente più problematica». Per Sarah il problema è culturale: «C'è tanto, troppo campanilismo. Se si pensa alla rivalità che esiste già all'interno di questo cantone, ad esempio tra Sopraceneri e Sottoceneri, questa diffidenza nei confronti degli stranieri non deve stupire troppo».
Il caso di Luca - Luca è kosovaro da parte di padre, mentre la madre è ticinese. «Anni fa, durante un normale controllo di Polizia, vista la mia carta d'identità svizzera gli agenti hanno iniziato a ridere. La loro battuta mi ha gelato il sangue: "Ah è proprio svizzero questo cognome, sicuramente vai male anche a scuola!».
Il caso di Goran (croato) - «Ho risposto all'annuncio di una donna che vendeva una TV Sony schermo piatto. Ho fatto la mia offerta, ma lei mi ha risposto così: "piuttosto la regalo ad un ticinese che venderla a te!". Era incredula per il fatto che io potessi chattare con lei a quell'ora invece di lavorare: Altre volte, a Zurigo, sono stato attaccato per il mio tedesco da persone che, con tono irritato, mi hanno detto che in Svizzera si parla Schweizerdeutsch».
Il caso di R. (italiana) - «Ogni qual volta mi trovo a chiamare degli uffici cantonali importanti, quando arrivo a dire il mio cognome la persona con cui parlo cambia subito tono e atteggiamento. Rivesto un ruolo importante nel mio lavoro e sono naturalizzata svizzera e nata in Ticino. Spesso mi chiedono se non sia il caso di cambiare il cognome. Ovviamente non ho nessuna intenzione di farlo».
Il caso di G. - «Ho girato 30 anni con una targa ticinese e non ho mai avuto nessuno problema. Poi sono trasferita in Italia. Ora, quando entro in Ticino in strada incontro gente che mi fa gestacci ed è poco tollerante. La polizia una volta non mi fermava mai. Con la targa italiana, invece, è un continuo porgere i documenti. Eppure sono sempre io. L'essere un paese con molti stranieri evidentemente non equivale ad avere senza razzismo».
Il caso di Svetlana -«Ricordo quella volta che da bambina giocavo davanti al mio palazzo a Viganello. Un custode mi fermò chiedendomi: "Ma tu di che razza sei?". Ovviamente io non sapevo di cosa stesse parlando, ma il suo tono e la domanda stessa mi sono rimaste in mente».
Il caso di D. - «Sono nata e cresciuta in Svizzera, ma ho origini croate. Studio letteratura italiana. Una volta un professore mi ha detto che un "-ic" (terminazione tipica dei cognomi croati) non può diventare un professore di italiano».
Il caso di Maria - Sono nata e cresciuta a Zurigo da genitori italiani e parlo lo svizzero tedesco. Il mio cognome è italiano. Quando ho messo giù il mio curriculum ho scritto la doppia nazionalità. Su 100 candidature neanche un colloquio. Ho tolto la nazionalitá italiana e ho ottenuto diverse risposte».
Il caso di K. - «Al primo anno di liceo a Locarno, un docente di francese mi chiese se fossi bene integrata in Svizzera e come mi trovavo in classe. Peccato sia cittadina svizzera con un cognome croato. Ci sono rimasta molto male. Non capisco tutta questa discriminazione per i popoli balcanici».
Il caso di H. - «Sono di madre ticinese e padre inglese. Ho la doppia cittadinanza, ma sono nata in Svizzera. Il mio nome come pure il mio cognome hanno origini inglesi. Ho notato che qui sembra si faccia molta fatica a comprendere come mi chiami, e a volte non sono mancate battute fuori luogo sulla mia provenienza».
Il caso di T. - «Sono italiana, della provincia di Latina. Vivo da quasi 11 anni in Ticino per amore. Qui ho conosciuto il mio attuale compagno con il quale ho una bimba di 9 anni. Lavoro con la scuola e il Municipio, eppure se devo essere sincera, tra le righe il mio cognome suscita la solita battuta contro i meridionali. Se posso uso il cognome del mio compagno proprio per evitare questo fastidioso sarcasmo».