In un video i negozianti hanno deciso di parlare ed evidenziare i motivi che stanno alla base del declino della più importante via dello shopping luganese
LUGANO - Ormai l’agonia di Via Nassa è sotto gli occhi di tutti. I negozi chiudono, i grandi marchi scappano. Versace ha chiuso un anno fa. Armani e l’Ottico Michel sono ormai solo un antico ricordo. Bally sembra voler chiudere. Prada si sta guardando attorno.
Di sera la via appare sempre più desolante. Vuota. Non sembra nemmeno esistere per chi decide di passeggiare per il centro. I politici tacciono, incuranti della situazione.
Siamo stati in via Nassa per sapere dalla viva voce dei commercianti come si vive in un contesto simile. I negozi sono vuoti. Molti non se la sentono di parlare. Dicono di non essere autorizzati. Qualcuno lo fa, ma non vuole essere ripreso dalla videocamera: ci raccontano di momenti duri, si sentono abbandonati dalle autorità che non fanno nulla per rivitalizzare la via.
Chi invece decide di farsi riprendere elenca quattro ragioni che stanno alla base del declino della via più prestigiosa di Lugano: l’abolizione del segreto bancario che non porta più i clienti facoltosi di una volta, gli affitti troppo alti di Lugano («via Nassa è la terza via più cara della Svizzera» ci ricorda un commerciante), la rivoluzione degli acquisti online e una via abbandonata a sé stessa.
La speranza però non muore: tutti si augurano che i negozi abbandonati possano tornare a riaprire con nuovi marchi.