Il Ticino, secondo uno studio nazionale, è il Cantone più povero della Svizzera. L'appello disperato di Sanela Sales, mamma 37enne: «Qualcuno ci aiuti»
LUGANO – «Io e la mia bambina di sei anni viviamo con poco più di mille franchi al mese. Non so più dove sbattere la testa». Sanela Sales, 37enne di Lugano, vive ben al di sotto della soglia di povertà. E, pur con una storia controversa, conferma quanto emerso da un recente studio dell'Ufficio federale di statistica. In Ticino la povertà esiste. Anzi, il Ticino è il Cantone più povero della Svizzera. Manca il lavoro e gli stipendi sono tendenti al ribasso. Nel 2015 il tasso di povertà reddituale ammontava al 17%. Ben dieci punti in più del 7% complessivo raggiunto a livello nazionale. «Io non ce la faccio più – dice Sanela – ho venduto il computer, i pochi oggetti in oro che avevo... sto pensando di vendere anche il tavolo della cucina e le sedie per tirare avanti».
La separazione – Sanela è stata sposata per ben diciassette anni. Poi, nel 2015, è arrivata la separazione. E la sua esistenza si è piano piano trasformata in un inferno. Suo marito, infatti, qualche mese fa ha deciso di non versarle più i 1'500 franchi mensili per gli alimenti, previsti per legge. Continua a pagare solo la quota per la figlia, 900 franchi al mese. «È illegale – sospira Sanela – l'ho fatto presente alle autorità. Se ne stanno occupando. Siamo sotto avvocati».
Non paga l’affitto – Ma la burocrazia ha tempi lunghi. Tutto rischia di slittare a dopo l'estate. «Ricevo anche 560 franchi di assegni integrativi dal Cantone. Così riesco a pagare la cassa malati, le bollette della luce, l'elettricità. L'affitto dell'appartamento non lo pago da mesi. Per fortuna il nostro padrone di casa è comprensivo e sta avendo pazienza. Non so fino a quando però. Ho paura di ritrovarmi in strada».
Niente lavoro – La giovane madre di Lugano ha tentato più volte di rientrare nel mondo del lavoro, cercando qualsiasi tipo di funzione. Invano. «Sono disposta anche ad andare a pulire i gabinetti. Non ho preclusioni. Tutti mi rispondono che non c'è posto. È frustrante. Terribile. Non ho neanche i soldi per pagare un gelato alla mia bimba. Il problema è che nella mia situazione non ho diritto alla disoccupazione o all'assistenza. Perché gli uffici statali danno per scontato che io debba percepire gli alimenti da parte di mio marito».
I morsi della fame – Sanela rivela di avere avuto altri due figli all'inizio del suo matrimonio. «Una è già mamma e vive con il suo compagno. L'altro ha scelto di stare con il papà. Solo la piccola è rimasta con me. Ho dedicato la mia vita alla famiglia e ora mi trovo nella povertà. Mi chiedo come sia possibile che in Svizzera, nel 2017, qualcuno faccia la fame. A me sta succedendo. La spesa la faccio in Italia. Per forza. Compro tanta pasta e tanto riso. Quello che costa poco. Niente carne e niente frutta. Guardo tutte le promozioni, in modo da risparmiare il più possibile. Sono dimagrita tre chili negli ultimi mesi. Preferisco rinunciare io al cibo, piuttosto che lasciare mia figlia senza un piatto caldo».
Estate da brividi – Si sta avvicinando l'estate. E Sanela è sempre più preoccupata. La mia bimba è cresciuta, i vestiti per il caldo le vanno ormai stretti. Due giorni fa mi ha chiesto un bicchiere di latte. Io non ce l'avevo. Ho trattenuto le lacrime e ho pianto di notte, quando lei dormiva. Lancio un appello alle istituzioni e alla gente comune: qualcuno ci aiuti, così non possiamo tirare avanti».