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LOCARNOAvere 125 anni e non dimostrarli

19.05.17 - 08:00
Stiamo parlando dell'Hotel Belvedere di Locarno. Diego Lissi ci racconta come è riuscito a recuperare la fontana dell'800 sparita nel nulla. E ci svela la sua ricetta sul turismo
Avere 125 anni e non dimostrarli
Stiamo parlando dell'Hotel Belvedere di Locarno. Diego Lissi ci racconta come è riuscito a recuperare la fontana dell'800 sparita nel nulla. E ci svela la sua ricetta sul turismo

LOCARNO - Saranno in molti a stupirsi del fatto che a Locarno esiste un hotel che compie 125 anni. Non una ruga, non una crepa scalfisce l’Hotel Belvedere. E non è l’unica stranezza. Dimenticatevi di entrare in un hotel e voler parlare con il direttore. Qui non c’è. O meglio, esiste un comitato di direzione. «Per un hotel così diversificato che ospita non solo turisti, ma anche convegni, seminari, riunioni, un solo direttore sarebbe stato troppo poco, meglio avere dei responsabili di settore». A parlare è Diego Lissi, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Hotel. È lui che ci accoglie e che ci porta in giro per l’albergo alla scoperta del passato, del presente e del futuro.

Un anniversario importante: 125 anni di attività. Cosa vuol dire dirigere oggi una struttura che vanta una storia così lunga?
I 125 anni non sono un peso, bensì una grande gioia. L’edificio in realtà ha 450 anni. È un edificio che ci ispira: da una parte ci spinge a conservare il suo carattere, dall’altro a modernizzare per poter offrire una struttura al passo coi tempi.

Booking, Internet, Tripadvisor, giudizi on line quanto la tecnologia ha cambiato o ha influenzato la conduzione dell’hotel?
La tecnologia è indubbiamente importante. Ritengo però che queste piattaforme non favoriscono né l’albergo, né il cliente. Il nostro hotel è conosciuto dai clienti, i quali sono i primi a prenotare direttamente dal nostro sito piuttosto che rivolgersi a piattaforme, dove sappiamo tutti che nella scelta delle stanze solitamente viene data al cliente quella meno bella.

Per quanto riguarda gli ospiti che tipologia di turisti abbiamo oggi rispetto al passato?
Oltre il 70% è svizzero. In gran parte svizzero-tedeschi. I tedeschi rappresentano l’11%, mentre gli inglesi il 3%. Lo scorso anno abbiamo avuto 35.000 persone. Una media di 100 persone al giorno all’incirca. Siamo cresciuti anche negli anni in cui le statistiche cantonali mostravano un regresso generale dei pernottamenti.

Quindi la crisi in un certo senso non la conosce.
Beh, diciamo che si potrebbe fare di più e quindi in quel senso allora la crisi inevitabilmente si sente. Per ora non ci lamentiamo: il 2017 è iniziato bene.

Pochi sanno che l’hotel ha ben 125 anni di storia. Quanto del suo illustre passato è rimasto?
Le farò vedere la sala degli affreschi, risalente alla metà del 1500. Ha un camino bellissimo. E poi c’è la fontana del 1815. Durante alcuni lavori di ristrutturazione di anni fa sparì improvvisamente. Seppi della sua esistenza guardando alcune vecchie immagini dell’hotel. Iniziai a informarmi e scoprii che era depositata in un magazzino comunale. D’accordo con l’allora sindaco Carla Speziali si decise di riportare alla luce questo gioiellino storico e di rimetterlo nel giardino dell’hotel.

L'albergo ha ospitato numerose star del Festival del film di Locarno. Chi l’ha colpita?
Abbiamo ospitato le più grandi star, quelle che arrivano in elicottero e poi ripartono subito. Non solo attori, ma anche le giurie, gli operatori economici del Festival. Per regola professionale e su richiesta del Festival ci viene richiesta assoluta discrezione sugli ospiti. Diciamo che qualche bella stella l’ho vista passare.

Quali sono oggi le esigenze del turista rispetto al passato? Cosa chiede? Cosa vuole?
Relax e natura. Che sono poi i punti forti del Locarnese. Rispetto a Lugano, concentrata sul turismo legato al business, qui c’è uno spirito prettamente vacanziero. La gente vuole le passeggiate, il lago, la montagna. Ma soprattutto la comodità, stanze con un livello di manutenzione al top. E questo comporta continui interventi alla struttura.

Questo per i turisti adulti, ma i giovani?
Ci sono anche loro. Non ce ne dimentichiamo. Siamo anche un bike hotel. Abbiamo installato per i ciclisti e per chi fa mountain bike una serie di servizi per la manutenzione delle loro biciclette.

Quanto teme i giudizi negativi e le stelline messe sui siti di recensioni.
I clienti hanno capito che i rating che appaiono sui siti riportano spesso valutazioni non proprio veritiere, può capitare che arrivino da persone che vogliono screditare l’hotel, o dalla concorrenza.

Legge personalmente i commenti e risponde?
Certo, leggo tutto. Non rispondo alle critiche realistiche, quelli che ad esempio fanno notare che a colazione manca la marmellata al gusto di rosa canina. Se invece leggo dei giudizi negativi su tutta la linea – e lì inizio a percepire odor di falsità - allora rispondo giusto per cercare di capire che tipi di problemi hanno avuto. Nove volte su dieci il profilo dell’utente è falso o non esiste. Sono giudizi spesso inveritieri, fatti da anonimi che vogliono semplicemente parlar male dell’hotel.  

Spesso si sente dire che il Ticino ha perso la sua vocazione turistica. È d’accordo?
Riconosco che molte strutture sono vecchie e dovrebbero essere modernizzate. Alcuni gestori non hanno forse più voglia di continuare a valorizzare i loro alberghi. Non investono e senza investimenti anche il servizio si adegua al declino dell’hotel. Parlando del Locarnese credo che la nostra regione abbia un futuro nel turismo invernale. È inutile che ci ostiniamo a cercare clientela solo d’estate. Così come è sbagliato chiudere ad ottobre e riaprire a maggio. D’inverno i battelli non circolano più, la funicolare chiude per due mesi. Basta con questa mentalità. È logico che se chiudiamo tutto i turisti non verranno mai. Sono fermamente convinto che bisogna rilanciare il turismo invernale con iniziative simili a quelle del Lido di Locarno, o ad eventi come Locarno On Ice. Sono manifestazioni che piacciono, attirano turisti. Credo che d’inverno il locarnese potrebbe fare di più.

Cosa direbbe invece ai suoi colleghi del Luganese, che è la regione solitamente più in difficoltà sul fronte turistico?
Gli hotel devono adeguarsi all’offerta e soprattutto essere al passo coi tempi. È un po’ una catena: se non adegui la struttura guadagni di meno, se guadagni di meno non hai i soldi per pagare la manutenzione e gli aggiornamenti. Bisogna avere il coraggio di rischiare. Saper gestire un hotel vuol dire saper guardare a lungo termine. Ed essere anche un po’ idealisti.

Si leggono critiche sul fatto che il mondo della ristorazione sia diventato poco ospitale. È una critica che respinge oppure si sente di fare qualche autocritica al suo settore?
Facciamo pure autocritica: il ticinese deve essere istruito al sorriso. Purtroppo per nostra natura non siamo un popolo sorridente. Se va in un bar ticinese per chiedere un caffè sembra quasi di disturbare. Ed è sbagliato. Così come è sbagliato accogliere con scarsa simpatia i turisti svizzero-tedeschi. La mentalità dell’accoglienze va sicuramente educata.

Il ruolo del personale in un hotel è molto importante. Lei cosa chiede a chi lavora con lei?
Il sorriso. La cultura dell’ospitalità. Accontentare sempre il cliente perché tutto sommato il cliente ha sempre ragione, anche se a volte ha torto.

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