Dopo il voto del 12 febbraio, sono in molti ad avere perso il diritto ai sussidi. Intervista ad Anna Trisconi Rossetti, capo dell’Ufficio prestazioni presso l’Istituto delle assicurazioni sociali
BELLINZONA – C’è una data che è andata di traverso a molte famiglie ticinesi. È quella del 12 febbraio, il giorno in cui è stata approvata, tramite voto popolare, la modifica della Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali. Tradotto: un giro di vite nella distribuzione degli assegni integrativi e per la prima infanzia. Una rivoluzione partita, in realtà, già a gennaio 2016 con grosse limitazioni per le famiglie straniere o legate a lavoratori indipendenti. Dopo la pubblicazione della storia di Domenico Ferraro, giovane padre di Bodio, sono state decine le testimonianze analoghe giunte in redazione. Ne abbiamo parlato con Anna Trisconi Rossetti, capo dell’Ufficio prestazioni presso l’Istituto delle assicurazioni sociali .
Signora Trisconi Rossetti, quante sono complessivamente le famiglie toccate dai provvedimenti?
«Per 1.998 famiglie non c’è stato alcun cambiamento. Delle altre famiglie che avevano diritto solo all’assegno integrativo, 433 hanno ricevuto un importo inferiore, mentre 284 hanno perso il diritto. Delle ulteriori famiglie che avevano diritto anche all’assegno di prima infanzia, 487 hanno ricevuto un importo inferiore, mentre 99 hanno perso il diritto».
Come sono state informate le famiglie interessate dai tagli?
«Ognuna ha ricevuto la comunicazione contenente l’informazione riferita al suo caso specifico. Nei casi in cui il diritto alla prestazione è stato tolto, le famiglie interessate hanno ricevuto una formale decisione, verso la quale hanno la possibilità di inoltrare reclamo e, successivamente, ricorso al Tribunale cantonale delle assicurazioni».
Qual è la soglia di reddito sopra la quale non viene più concesso l'assegno integrativo o di prima infanzia?
«Ci sono diversi fattori da considerare. Oltre al numero dei componenti della famiglia, è necessario tenere conto anche della concreta situazione economica in termini di redditi computabili e spese. I calcoli per stabilire se una famiglia ha diritto o meno all’assegno famigliare sono complessi e dipendono da diverse variabili. Se dal calcolo, risulta che la famiglia non ha sufficiente disponibilità, con i suoi redditi, per coprire le sue spese e il suo fabbisogno, allora è dato il diritto»..
In redazione abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di disagio. È stato così anche per il vostro ufficio?
«Abbiamo effettivamente ricevuto alcune lamentele, ma sono pervenute anche semplici richieste di spiegazioni, alle quali si è puntualmente risposto. Umanamente è comprensibile che, quando si toccano le prestazioni sociali, vi possano essere malumori. È però importante che i beneficiari capiscano che non sono stati fatti dei tagli ma che, con questa misura, il Cantone, ha adeguato il suo approccio verso la politica familiare»..
Vale a dire?
«Si vuole reinvestire in misure mirate all’inserimento professionale e alla conciliabilità lavoro-famiglia. Grazie a questi risparmi, ha preso avvio il progetto di inserimento lavorativo a favore dei genitori beneficiari. Saranno, inoltre, varate ulteriori misure a favore delle famiglie. Il tutto per un importo complessivo di 3,3 milioni all’anno. Si è anche potuto estendere il diritto all’assegno per la prima infanzia dai 3 anni del figlio ai 4 anni, cioè fino a quando la scuola dell’infanzia diventa obbligatoria».