Cerca e trova immobili

CANTONE«Qui ci sono ragazzini che da soli hanno attraversato il deserto»

23.03.17 - 08:27
Il nuovo foyer di Arbedo-Castione accoglie una ventina di richiedenti l’asilo minorenni. È l’inizio di un percorso integrativo: ecco dove vivono i profughi “ticinesi”
Tipress
«Qui ci sono ragazzini che da soli hanno attraversato il deserto»
Il nuovo foyer di Arbedo-Castione accoglie una ventina di richiedenti l’asilo minorenni. È l’inizio di un percorso integrativo: ecco dove vivono i profughi “ticinesi”

ARBEDO-CASTIONE – «Qui ci sono ragazzi che si sono fatti centinaia di chilometri a piedi per raggiungere la Svizzera». Federico Bettini, Responsabile dei foyer della Croce Rossa Svizzera per minorenni non accompagnati, è circondato da giovani eritrei, afgani, somali, etiopi… In totale una ventina di ragazzini, sotto il tetto del nuovo foyer di Arbedo-Castione, inaugurato a inizio gennaio. «Un progetto – ricorda – voluto per alleggerire la situazione del foyer di Paradiso, che dal 2015 accoglie una sessantina di minorenni. Forniamo a questi ragazzi i primi strumenti per integrarsi attraverso attività scolastiche, formative, pre lavorative e ricreative».

Quasi mille in appartamento – Le tappe successive prevedono poi il passaggio ad altre strutture o in un appartamento. Ma quanti sono e dove vivono attualmente i migranti in Ticino? L’apertura del nuovo foyer di Arbedo-Castione rappresenta lo spunto per avere una visione a 360 gradi sul fenomeno. «In totale – spiega Carmela Fiorini, capo del Servizio cantonale richiedenti l’asilo – assistiamo 1378 persone, 993 delle quali collocate in appartamenti, 167 nelle pensioni, 64 nelle protezioni civili, 80 nei centri della Croce Rossa. Negli appartamenti ci si arriva in una seconda fase, quando la Confederazione ha deciso che la persona può rimanere in Svizzera».   

A ogni Cantone la sua quota – Nel 2015, a fronte di una diminuzione del 30% delle domande d’asilo, secondo l’Ufficio federale di statistica, sono state 20.130 le persone a cui è stato riconosciuto lo statuto di rifugiato. Una crescita del 35,1% rispetto all’anno precedente. L’iter, in realtà, si attiva molto prima. Sono 6 i centri in Svizzera in cui sono “smistati” i richiedenti l’asilo. «A ogni Cantone – evidenzia Fiorini – ne viene poi attribuita una quota, a seconda della popolazione residente. In questo momento in Ticino abbiamo anche 356 richiedenti l’asilo di passaggio, 136 si trovano al centro rifugiati di Chiasso, 50 a quello di Biasca e 150 all’ex caserma di Losone. Tutte queste persone sono ancora in attesa di una valutazione di base». 

Vulnerabilità – Non manca il lavoro per il servizio richiedenti l’asilo cantonale, ente che si deve occupare soprattutto dell’integrazione e dell’accompagnamento sociale dei migranti. «Nei centri collettivi – dice Fiorini – si ha che fare con persone vulnerabili. Spesso con donne sole, che hanno problemi di salute. Gli uomini soli e sani solitamente li collochiamo nei centri della protezione civile. Queste persone, proprio per la loro condizione fisica e di salute, sono in grado di adattarsi a una situazione un po’ più scomoda. Gli anziani, invece, sono accompagnati prevalentemente nei centri collettivi della Croce Rossa».    

Con il passato negli occhi – E poi ci sono i foyer per minorenni non accompagnati. Come quello di Arbedo-Castione. Ci vivono ragazzi inseriti in un progetto educativo e sostenuti da un team multidisciplinare. Ma che non riescono a dimenticare facilmente il loro passato. «Sono giovani che hanno bisogno continuamente di rassicurazioni – sostiene Bettini –. Anche il fatto di essere stati trasferiti da Paradiso al Sopraceneri non è stato facile per loro. A Paradiso, dopo qualche settimana, iniziavano a sentirsi a casa. Ad Arbedo-Castione continuano il loro percorso di integrazione, ma devono ricostruirsi una rete nel territorio».

Una fiducia da riconquistare – La scelta forzata di lasciare il proprio Paese, il viaggio lungo e pieno di insidie. Traumi profondi. «Molti hanno attraversato il deserto della Libia e poi il Mediterraneo». Da soli. Magari di nascosto. «Altri sono stati profondamente feriti dal comportamento degli adulti. Noi cerchiamo di lavorare sulla costruzione di un rapporto di fiducia reciproco. Questi giovani devono potersi fidare degli adulti senza sentirsi chiedere nulla in cambio».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE