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LOCARNO«Costretta a prendere il bus assieme al presunto pedofilo»

15.03.17 - 20:00
Un 37enne è indagato da tempo per abusi, ma utilizza lo stesso mezzo pubblico di una delle vittime. I genitori protestano tramite l'avvocato. «Misure insufficienti e tempi biblici»
fotolia
«Costretta a prendere il bus assieme al presunto pedofilo»
Un 37enne è indagato da tempo per abusi, ma utilizza lo stesso mezzo pubblico di una delle vittime. I genitori protestano tramite l'avvocato. «Misure insufficienti e tempi biblici»

LOCARNO. La storia era stata raccontata da tio.ch/20minuti, ormai un anno e mezzo fa. Una delle tante, purtroppo: le molestie, la denuncia, l'indagine. Ma che fine fanno i minori vittime di abusi sessuali, a distanza di tempo? Cosa accade “dopo” ai protagonisti di queste tristi vicende? «Nel nostro caso la risposta è: niente». Almeno questa è la sensazione di due madri del Locarnese che, nell'estate del 2015, denunciarono un presunto pedofilo 37enne, residente nella regione. L'uomo era finito in prigione con l'accusa di ripetuti abusi sessuali su tre bambine. Dopo due settimane era tornato a piede libero. «Da allora non abbiamo saputo più nulla» raccontano le due donne. «Il procedimento è ancora aperto ma da mesi gli inquirenti non si fanno vedere né sentire».

Insieme sul bus - In compenso, a farsi rivedere di recente è stato il presunto pedofilo. «Ha cominciato a prendere lo stesso bus che mia figlia utilizza assieme alle amiche per tornare a casa» spiega una delle due donne, che si è rivolta agli avvocati nelle scorse settimane per porre rimedio a una situazione a suo dire «gravissima e assurda». Anche perché l'inchiesta è ancora in corso. Gli episodi si sarebbero ripetuti già 4-5 volte. «Ogni volta mia figlia torna a casa spaventata. E come spiego a una ragazzina di 13 anni che ha fatto bene a denunciare ciò che subito, se poi tutto rimane come prima?».

«Particolari precauzioni» - Il Ministero Pubblico da noi contattato fa sapere di non poter fornire dettagli. E appunto perché l'inchiesta è ancora in corso, di misure restrittive a tutela delle (presunte) vittime non se ne parla, per ora. «Le indagini che coinvolgono minori possono richiedere tempi lunghi in quanto richiedono particolari precauzioni» spiega il portavoce della Procura, Saverio Snider.

I numeri - Punto e a capo. Intanto i numeri incalzano. Sono 438 i casi accertati di atti sessuali con fanciulli in Ticino negli ultimi 15 anni. Dal 2001 al 2015 in media ogni due settimane si è registrato un episodio, stando ai dati della Polizia. «Ogni anno svolgiamo circa una cinquantina di indagini» fanno sapere dalle Sezione reati contro l'integrità delle persone (Rip). «Le segnalazioni sono in aumento, ma ciò non significa che i reati siano di più. La tendenza è da leggere come il risultato positivo dell'attività di prevenzione e sensibilizzazione». Per i provvedimenti, però, le madri (e le vittime) devono armarsi di pazienza. 

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