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CHIASSO«Si sta costruendo un muro attorno all'Europa»

22.02.17 - 12:09
Consegnato il premio svizzero per i diritti umani a Lisa Bosia Mirra e don Giusto della Valle
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«Si sta costruendo un muro attorno all'Europa»
Consegnato il premio svizzero per i diritti umani a Lisa Bosia Mirra e don Giusto della Valle

CHIASSO - Folla eccezionale questa mattina al cinema Teatro di Chiasso. L'occasione? La consegna del premio Alpi aperte 2017, premio svizzero dei diritti umani. Riconoscimento dato a due dei principali protagonisti della calda estate della migrazione a Como: Lisa Bosia Mirra, con l'associazione Firdaus, e don Giusto della Valle, per il Progetto accoglienza Rebbio.

«A questa cerimonia vi sono migliaia di assenti, i profughi morti durante il viaggio: cinquemila solo quest'anno nel Mediterraneo e chissà quanti nel deserto», ha esordito Claude Braun, del Circolo degli amici di Cornelius Koch, il prete dei rifugiati che fondò il premio nel 1990. 

«Il 2016 è stato un anno difficile. È stata chiusa la rotta balcanica, c'è stato l'accordo tra Ue e Turchia e, infine, quello tra Italia e Libia. Si sta costruendo un muro attorno all'Europa», ha detto Lisa Bosia Mirra ringraziando per il premio. «Se i diritti non sono per tutti, sono dei privilegi».

«Ringrazio la Guardia costiera italiana che non ha accettato nell'ottobre de 2014 di smettere di salvare vite in mare. In questi due anni hanno salvato oltre 200mila vite nel Mediterraneo. Voglio ringraziare tutti i volontari di Firdaus, che a Como come in Grecia hanno messo a disposizione il proprio tempo e il proprio impegno. Voglio ringraziare i rifugiati, con cui lavoro da quindici anni, perché mi hanno insegnato il significato di parole come forza, dignità e accoglienza», ha aggiunto la granconsigliera. «Per quanto si possano costruire dei muri alti, ci sarà sempre qualcuno che costruirà una scala più alta del muro».

«Rappresento un pezzo della città di Como», ha detto invece don Giusto della Valle, che divide con Bosia Mirra i 12mila franchi del premio. «L'estate 2016 ha scosso la città. Ognuno ha fatto un suo pezzo, forse in modo un po' disordinato, un po' all'italiana. Ma la stazione si è trasformata in un luogo di incontro di popoli, di solidarietà». Poi con l'intervento dello stato italiano è stato costruito un campo organizzato e sorvegliato, «ma con meno libertà. Io penso di poter dire di preferire un campo libero». 

«In Italia chiamano il buonismo, ciò che fa chi accoglie. Ma l'accoglienza non è un di più, è solo giustizia. È ciò che tutti ci aspettiamo quando emigriamo», ha aggiunto della Valle. 

Presente anche il vescovo di Partenia, Jacques Gaillot, molto attivo nella tutela dei sans papier. «Avete avuto uno slancio di solidarietà che oltrepassa le frontiere. Vi esponete all'incomprensione, alle critiche e perfino al rifiuto di una parte della popolazione», ha detto alla deputata ticinese e al prete comasco. E ha aggiunto:  «L'essere umano viene prima della legge».

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