In un’interrogazione, il deputato è tornato sulla vicenda del 73enne deceduto a Ponte Tresa nel 2015, criticando il medico cantonale
BELLINZONA - La vicenda rivelata da Tio/20minuti del 73enne di Ponte Tresa, deceduto nel novembre del 2015 a causa di un’overdose di farmaci che lo stesso paziente aveva sottratto da una valigetta per la custodia a domicilio, è arrivata anche sulle scrivanie del Consiglio di Stato.
In un’interrogazione presentata al Governo cantonale, il deputato Matteo Pronzini ha infatti risollevato la questione relativa alla sicurezza di questi strumenti, che ScuDo ha abbandonato in seguito al funesto episodio, criticando duramente «l’assenza e l’incompetenza» del Medico cantonale Giorgio Merlani, colpevole di «non aver, anche in questo importante campo dove la sorveglianza della qualità delle cure è di sua competenza, una conoscenza di quanto succede».
Considerati i presupposti, nonché «l’assenza di un regolamento cantonale» chiaro per l’utilizzo di questi strumenti, Pronzini chiede al Consiglio di Stato se nel 2015, a seguito del tragico avvenimento, ScuDo e il Ministero pubblico abbiano provveduto o meno ad informare il medico cantonale e la commissione di vigilanza.
Il deputato MPS, citando l’articolo 18 della legge aiuto domiciliare nel comitato di ScuDo, chiede pure di fare chiarezza sulla figura del rappresentante del Cantone, e sul fatto che quest’ultimo fosse stato o meno informato di quanto accaduto, chiedendo inoltre al Consiglio di Stato se ritenga che il paziente deceduto abbia «potuto contare su prestazioni scientificamente adeguate e rispettose dei principi della libertà, dignità e integrità», come previsto dall’articolo 5 della Legge sanitaria.