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MENDRISIO«La privatizzazione delle AIM non s'ha da fare»

21.02.17 - 13:03
Agguerrito il gruppo che si oppone alla liberalizzazione delle Aziende Industriali di Mendrisio «L'azienda deve restare pubblica»
Ti Press
«La privatizzazione delle AIM non s'ha da fare»
Agguerrito il gruppo che si oppone alla liberalizzazione delle Aziende Industriali di Mendrisio «L'azienda deve restare pubblica»

MENDRISIO - Il 5 marzo i cittadini di Mendrisio saranno chiamati alle urne per esprimersi sul cambiamento della forma giuridica delle Aziende Industriali di Mendrisio (AIM) da azienda municipalizzata, che si basa una legge del 1907, a società per azioni (SA). L’AIM si occupa della distribuzione di elettricità, gas e acqua a quasi tutti i quartieri del Magnifico Borgo (eccetto quelli della Montagna, che vengono forniti da AIL)

Il comitato referendario ha indetto una conferenza stampa per chiarire la propria posizione. La prima a prendere la parola è stata Françoise Gehring, che ha aperto ironizzando sul fatto che improvvisamente i CCL sono diventati un argomento dei cosiddetti partiti borghesi. Ha poi passato la parola ai suoi colleghi, che a turno si sono espressi secondo le loro competenze.

Secondo Eugenio Zippilli (Insieme a Sinistra), «la SA si sottrae al controllo democratico. Una privatizzazione trasforma un ente pubblico in una persona giuridica, ma autonomia ed efficienza sono ragioni ideologiche più che pragmatiche». Zippilli ha infatti portato gli esempi di FFS, Posta e Swisscom, ma anche della Società Elettrica Sopracenerina (SA con azioni detenute dai comuni, proprio come l’eventuale futura AIM SA) che ha introdotto 264 franchi di tassa per le residenze fuori dalla zona edificabile, negando di fatto la parità di accesso a un diritto di base (energia pubblica). Ma, secondo i referendari, gli esempi sono molti altri (AIL-Alpiq, AGE SA, ecc.)

Una società anonima ha inoltre come scopo di massimizzare i profitti, mercificando beni e servizi di interesse collettivo. A questo proposito, un argomento dei favorevoli è l’abbassamento dei prezzi finali per i consumatori, ma secondo i referendisti sarà esattamente il contrario, perché una società anonima ha come obiettivo di generare utile. Un’azienda municipalizzata persegue invece l’interesse pubblico.

Si è poi parlato del mercato elettrico a livello nazionale e europeo. A livello svizzero la prima fase delle liberalizzazione del mercato ha coinvolto i grandi consumatori, mentre la seconda fase è stata al momento rinviata, anche se si sa che il Consiglio federale punta alla liberalizzazione completa. Questo perché il Governo sta trattando un accordo con l’UE, e per questo accordo è indispensabile la liberalizzazione a livello svizzero.

A livello cantonale, anche in caso di liberalizzazione del mercato non ci sarebbe la massa critica per competere a livello europeo e i miglioramenti in termini di capacità operativa (uno degli argomenti dei favorevoli) verrebbero a mancare. Anche in questo caso Alpiq ne è un esempio.

Un altro problema sollevato è quello del controllo, democratico ma non solo. Oltre a quello politico ci sarebbe un CdA che viene scelto sulla base della rappresentanza in municipio e non secondo competenze professionali. A questo proposito a per l’AGE di Chiasso è stata creata una commissione di controllo, perché «detti organismi non possono essere controllati dagli organi comunali, visto che perseguono obiettivi privati».

Ha poi preso la parola Luca Maghetti, esponente del PLR che però si schiera con i contrari alla privatizzazione: «Ho voluto approfondire il discorso perché non ero convinto e infatti ho trovato una certa vacuità nei contenuti». Maghetti ha parlato di cifre, evidenziando come «il 40% del fatturato di AIM (4 milioni) arriva dai cosiddetti grandi clienti, ma l’utile generato da questi non raggiunge nemmeno i 200’000 franchi. C’è disinformazione perché il Municipio dice che senza di loro ci sarebbero licenziamenti, ma quale azienda solida licenzierebbe in massa se venisse a mancare lo stipendio di due quadri intermedi?

Un altro punto trattato è il paventato aumento del moltiplicatore comunale, che però aumenterà indipendentemente dal cambiamento di ragione giuridica, visto che è scritto nero su bianco sul preventivo del Comune. Fra le cause ci sono i mancati introiti del Casinò, il mancato impatto della Riforma fiscale III, bocciata il 12 febbraio scorso, e la partenza di Armani). È stato inoltre evidenziato come il messaggio municipale sia rimasto in Gestione quasi 2 anni, proprio perché la maggior parte dei commissari lo riteneva un messaggio debole.

È infine intervenuto Massimo Mantovani, sindacalista del VPOD. Oltre alle ragioni già elencate, Mantovani si oppone perché passando da un ente pubblico a un contratto di tipo privatistico, il CCL servirebbe solo da “foglia di fico”.

In conclusione, il comitato referendario sostiene che AIM sia un’azienda, certo migliorabile, ma assolutamente in salute. E allora perché cambiare la ragione giuridica? Le ragioni sono probabilmente altre e oscure.

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