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CANTONEPagati 10mila franchi al mese, ma non sanno né leggere né scrivere

21.02.17 - 08:03
Quanti sono gli analfabeti di ritorno in Svizzera? Preoccupa il settore terziario. Gli esperti invocano un nuovo studio, che potrebbe arrivare con il nullaosta della Confederazione
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Pagati 10mila franchi al mese, ma non sanno né leggere né scrivere
Quanti sono gli analfabeti di ritorno in Svizzera? Preoccupa il settore terziario. Gli esperti invocano un nuovo studio, che potrebbe arrivare con il nullaosta della Confederazione

BELLINZONA – «Il sospetto è che la situazione, per quanto riguarda l’analfabetismo di ritorno in Svizzera, non sia migliorata. Anzi. Ed è soprattutto il settore terziario a lanciare segnali preoccupanti». Parole di Christian Maag, segretario generale della Federazione nazionale leggere e scrivere. La sua speranza è che dalla Confederazione arrivi il nullaosta per un nuovo studio sul fenomeno. Il 2017, in tal senso, è un anno chiave. «Entro dicembre – dice Maag – forse avremo una risposta. Lo studio dovrebbe poi essere svolto nel 2021».

Comprensione pari a zero – Uno svizzero su sei non sa né leggere, né scrivere. O meglio: ascolta, legge, magari trascrive. Ma non è in grado di andare a fondo sui contenuti. Il livello di comprensione è basso. Li chiamano analfabeti di ritorno. Perché hanno avuto un normale percorso scolastico di alfabetizzazione per poi perdere le competenze per strada. È il fenomeno che, da anni, viene posto all’attenzione dell’opinione pubblica. Frutto di ricerche ufficiali svolte tra il 2000 e il 2006. «Nella Svizzera italiana – evidenzia Mauro Tettamanti, presidente della sezione ticinese di Leggere e scrivere – le persone in difficoltà si aggirano tra le 40.000 e le 50.000. È una stima verosimile».

Stipendio d’oro – E non si parla solo di stranieri immigrati, o di semplici operai. A preoccupare è la situazione di quadri dirigenti, bancari, assicuratori, professionisti magari con uno stipendio d’oro, che per un motivo o per l’altro hanno smesso di esercitare l’uso corretto della lingua. «C’è chi si presenta da noi in condizioni critiche – ammette Tettamanti –. Persone di 50 anni che non sanno più leggere un orario ferroviario, o che vanno in tilt di fronte al regolamento della cassa malati».

Nuove tecnologie sotto accusa – D’altra parte già nel 2006 lo studio ALL (Adult Literacy & Lifeskill Survey) metteva il dito nella piaga, evidenziando che su scala nazionale tra il 30% e il 40% degli attivi nel terziario aveva un basso livello di uso della lingua. «Nel frattempo – riprende Tettamanti – le nuove tecnologie hanno fatto precipitare la situazione. C’è gente che vive di tweet o di messaggini. E che quando si trova a dovere scrivere una lettera seria non sa da che parte iniziare».

Vergogna – Tettamanti sottolinea come molte di queste persone provino vergogna per la loro situazione. «È il sentimento più diffuso. Purtroppo questo fa sì che poi chi è in difficoltà non riesca a fare il passo ulteriore, decidendo magari di seguire un corso per colmare le proprie lacune. I nostri corsi, ad esempio, sono seguiti da poche decine di iscritti. Ci sono, tuttavia, anche persone che riescono a rimettersi in discussione. Ricordo il caso recente di un bancario rivoltosi a noi. Era consapevole di non avere più le conoscenze grammaticali per fare corrispondenza in italiano. Per lavoro, infatti, era abituato a parlare in tedesco. E questo l’aveva allontanato dalla lingua italiana».

Bicchiere mezzo pieno – Il linguista Alessio Petralli, dal canto suo, preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno. «In Italia, ad esempio, la situazione è ben peggiore, con quasi il 70% della popolazione confrontata con questo fenomeno. In ogni caso io sono fiducioso per il futuro. Una ventina di anni fa si diceva che l’uomo non avrebbe più scritto. Perché era abituato a fare chiamate, a comunicare con un’oralità secondaria. Oggi grazie a email ed sms la scrittura è tornata d’attualità».

Una lingua in evoluzione – Già, ma che scrittura? Scrivere “ke” al posto di “che” in una lettera ufficiale è accettabile? Secondo Petralli tutto va relativizzato. «La lingua si evolve. Quello degli analfabeti di ritorno è un fenomeno che purtroppo fa parte della realtà. Ma ci sono anche aspetti positivi da cogliere. È tornata la voglia di scrivere, e in parte anche di leggere».

 


 

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COMMENTI
 

Arpac 7 anni fa su tio
Saranno finiti i finanziamenti per gli studi ecc, ecc.. Quindi torniamo alla ribalta per richiedere di investire maggiormente (se mai ve ne fosse bisogno) nella formazione continua (piaga del 2000) al fine di assicurarci che tutti contribuiscano a sostenere questo nuovo studio, che garantira un salario a 20 persone per i prossimi 2 anni. Gia à visto, sentito e stufato. Avanti il prossimo

miba 7 anni fa su tio
Mah, eppure qualcosa non mi convince... Leggere e scrivere sono cose che se imparate non si dimenticano indipendentemente dal nuovo linguaggio dei vari "social". Per chi avesse problemi in tal senso consiglio di passare un po' meno tempo su fèss book e di leggere ogni tanto anche un buon libro: oltre ad esercitare la lettura, la comprensione e l'ortografia arricchisce anche culturalmente

GI 7 anni fa su tio
Trump incassa di più......e, ora, è anche presidente degli States....

Bacaude 7 anni fa su tio
Personalmente ritengo che parte del problema sia l'incomprensibile resistenza di molti adulti verso la formazione continua e la crescente sottovalutazione della cultura in senso lato, nella società odierna. Le nuove tecnologie poi, potenti e versatili strumenti, si riducono a uno sterile e superficiale ricettacolo di qualunquismo e volgarità. La strada per il miglioramento passa inevitabilmente attraverso la rivalutazione della cultura

Arpac 7 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
Ecco la parola magica: "formazione continua" :)))))

Arpac 7 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
Se ti riferisci alla "sete di sapere" individuale, concordo. Per quanto riguarda le "batterie" di ominidi costretti a "formarsi" continuamente per finanziare il business della formazione appunto, assolutamente no. L'acqua calda, l'avremo reinvendata 10k volte nel giro degli ultimi 15 anni.

limortaccituoi 7 anni fa su tio
Visti alcuni commenti in italiano approssimativo che ogni giorno si leggono su questo portale devo dire che la cosa non mi stupisce.

gadoal 7 anni fa su tio
E poi ci lamentiamo se veniamo sostituiti da manodopera dall'estero, piu preparata e meno pigra? Quando cominciai in banca piu di venti anni fa avevo gia notato questo fenomeno, ed internet era solamente agli inizi: quindi non penso sia una sua causa, ma un catalizzatore. Bancari mediamente poco istruiti, discorsi pieni zeppi di strafalcioni e obbrobri linguistici. Dopo 2 anni post-laurea sono scappato a gambe levate da questo ambiente. Ritengo che la pigrizia intellettuale trova terreno fertile quando ci si trova in un ambiente troppo privilegiato e dove i soldi cadono dal cielo senza fare fatica: mi auguro vivamente che dopo il periodo delle vacche grasse del settore bancario, la gente ricominci a rimboccarsi le maniche per evitare il peggio. Utopia?

camos 7 anni fa su tio
Risposta a gadoal
sante parole...

shooter01 7 anni fa su tio
P.S.: che poi più si sale nella scala gerarchica e salariale e meno si trovi vivacità intellettiva, mi pare ormai chiaro. E non solo per le modalità di espressione

Hardy 7 anni fa su tio
Titolo fuorviante, ma sono d'accordo che un uso errato del linguaggio sia un problema.

shooter01 7 anni fa su tio
Più che altro ci troviamo di fronte ad una pigrizia cerebrale mostruosa, e questo non è palesato solo nella improprietà di espressione, ma soprattutto nell'acriticità ideologica. E non riguarda solo il settore terziario e l'eccessivo e improprio uso della tecnologia, anche se questo aspetto ha un impatto notevole a livello di notizia

Ziobis 7 anni fa su tio
Il titolo è bruttissimo e porta ad errate conclusioni... l'articolo esprime un altro concetto che parzialmente mi trova concorde. Sicuramente la tecnologia, gli inglesismi sempre più presenti in certi settori lavorativi, una TV sempre più di basso livello e l'informazione fatta di giornalisti mediocri... non aiutano di sicuro. La troppa facilità a trovare informazioni concise in rete, non portano a voler approfondire come si faceva una volta con i libri e enciclopedie e se ci aggiungiamo la pigrizia intellettuale, il quadro è fatto! Cmq per restare negli esempi esposti spesso anche i contratti assicurativi sono fatti per non essere capiti, perché usano terminologie conosciute solo dagli addetti ai lavori e qui non è questione di analfabetismo, qui è questione di gettare fumo negli occhi per non vedere le fregature... gli orari dei treni o i distributori dei biglietti del bus sono piuttosto contorti e non di facile intuizione e non è una questione di analfabetismo, bensì di menti contorte dei programmatori..

Frankeat 7 anni fa su tio
Risposta a Ziobis
Avresti avuto ragione al cento per cento se non fossi scivolato su quel "Cmq" :-)
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