Periodi di prova più brevi a partire dal 2017: «Così si evita di dopare il mercato». Previsti fino a 450 posti e una percentuale di assunzione del 40%
LUGANO - Stage più brevi, e rivolti a tutti: anche a chi non è esattamente un ragazzino e vuole ricollocarsi dopo aver perso il lavoro. Avviato nel 2010 nel settore vendita, allargatosi poi al commercio, oggi il progetto Restart si aggiorna e implementa. Se nel 2014 gli stage sono stati 120, 86 l'anno successivo, per il 2017 se ne auspicano addirittura 450: o almeno questa è la capacità di accoglienza del nuovo percorso di sostegno agli impiegati di commercio disoccupati, dove saranno avviate attività specifiche da svolgersi nell'arco di un mese invece di tre, con stage in azienda di cinque giorni al massimo.
Thomas Robbiani, coach al Centro di formazione professionale del sindacato Ocst di Lugano: cinque giorni bastano?
«Per l'esperienza che ho, bastano e avanzano. Sono più che sufficienti al datore di lavoro per capire chi si trova di fronte. E in questo modo si evita anche di dopare il mercato».
Solo il 40% degli stage, però, si trasforma in un contratto di assunzione: non si potrebbe fare di più?
«Nella realtà ticinese attuale, con i suoi problemi congiunturali, di frontalierato e di dumping, direi invece che è un risultato egregio. Il Ticino è la realtà più complessa della Svizzera. Da Schengen in poi, la situazione è andata peggiorando».
Dal 2017 prevedete di accogliere annualmente fino a 450 persone: quattro volte tante. Non si rischia a maggior ragione di illuderle?
«Non faremo stage tanto per farli, né aumenteremo il loro numero tout court. Lo stage è un'occasione per farsi conoscere, come persona e come professionista. Più ci saranno aziende che collaborano al progetto, maggiore sarà l'offerta di stage. Ma non li attiveremo per forza. Sarebbe uno spreco di denaro pubblico».
Lo stage sarà retribuito?
«Non dalle aziende. Mi spiego: lo stage darà la possibilità di entrare in azienda e di imparare un lavoro. Nel frattempo, si continuerà a percepire l'indennità di disoccupazione».
Dici stage e pensi al ragazzino appena uscito dalla scuola: invece si parla di disoccupati.
«In effetti "stage" è un termine abusato. Chiamiamolo piuttosto "periodo di prova": utile a capire se si è idonei».
Età?
«Dai 18 ai 63 anni. Contempliamo tutta la fascia dei lavoratori attivi, nessuno escluso».