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CANTONE/CONFINE«Lasciamo il lavoro in Svizzera per fare il giro del mondo»

03.10.16 - 20:16
Zaino in spalla e testa sulle spalle per due frontalieri di Como in partenza il 5 ottobre
«Lasciamo il lavoro in Svizzera per fare il giro del mondo»
Zaino in spalla e testa sulle spalle per due frontalieri di Como in partenza il 5 ottobre

COMO - «Lavorare per vivere, non vivere per lavorare». Questo è il principio su cui si basa la scelta di Stefano Tagliabue e Francesco Zamburlini, lavoratori frontalieri, da cinque e tre anni, che hanno scelto di mollare tutto e intraprendere il sogno di molti: il giro del mondo. La voglia di partire è più forte della sicurezza di un lavoro a tempo indeterminato, in un periodo in cui le prospettive potrebbero non essere delle più rosee per chi abita oltre confine. «Si assolutamente - confermano i due ingegneri, informatico e gestionale,  di Como di 30 e 32 anni - il lavoro in generale è importante, ma preferiamo metterlo in secondo piano rispetto alle esperienze personali. Anche perché ormai ovunque non c’è più nulla di certo. Quindi scegliamo le nostre certezze piuttosto che quelle di altri».

Quando tornerete, fra un anno, pensate di ritrovare lavoro facilmente? Magari ancora in Svizzera?
«Il lavoro al momento del ritorno è una delle più grandi preoccupazioni. Siamo consapevoli che abbiamo una buona professionalità e che, in genere, profili come i nostri siano richiesti dal mercato, sia italiano sia svizzero. Nelle nostre stesse aziende hanno detto che potrebbero esserci delle possibilità. Fino a quando non saremo tornati, però, non potremo saperlo».

Avete preso la decisione nel marzo 2015, perché la partenza proprio nell’ottobre 2016?
«Perché erano anni che ne parlavamo, ma ogni volta si inserivano nuovi “progetti”. Ora però siamo in quel periodo della vita in cui non si hanno eccessivi legami. Abbiamo inoltre lavorato qualche anno proprio in modo da garantirci un’esperienza professionale che ci consenta di tornare e provare a trovare lavoro senza, speriamo, eccessiva difficoltà».

Negli ultimi mesi avete sentito crescere la tensione verso i frontalieri, vi è sorto qualche dubbio se lasciare o meno il lavoro?
«No, in realtà noi crediamo che la possibilità del lavoro in Svizzera sia utile ai frontalieri tanto quanto i frontalieri alla Svizzera. Ci rendiamo conto però che per un cittadino svizzero la concorrenza del lavoratore oltre confine sia molto forte. Crediamo che il compito di dare priorità ai lavoratori svizzeri debba essere in primo luogo delle aziende, offrendo pari opportunità a tutti e basandosi sulla meritocrazia più che sullo stipendio».

E se questa stessa passione per i viaggi diventasse il vostro lavoro?
«Potrebbe, abbiamo già fatto qualcosa con Avventure nel mondo, ma è difficile. Altri viaggiatori prima di noi ci sono riusciti diventando scrittori o accompagnatori turistici di una particolare zona, ma non credo sarà la nostra scelta. Comunque lasciamo ogni porta aperta e saremo pronti a cogliere nuove possibilità. Per ora l’obiettivo è che tante persone ci seguano sulle nostre pagine Facebook e Instagram.

Avete risparmiato per la partenza, fateci qualche esempio su come si può viaggiare senza troppe spese.
«La spesa varia di molto di nazione in nazione, bisogna tenere presente che nella maggior parte dei luoghi che visiteremo la vita costa molto meno che da noi, come ad esempio nel sud-est asiatico o in America Latina. Per darvi un esempio: abbiamo completato le prenotazioni per il nostro soggiorno in Cina per una media di 9 euro a notte. Inoltre puntiamo a sfruttare alcuni sistemi per viaggiare low cost molto in voga negli ultimi anni come Airbnb e Couchsurfing. Infine, da quando si è diffusa la notizia del viaggio, molti dei nostri amici sparsi nel mondo ci hanno invitati ad andare a trovarli offrendoci ospitalità. Al di là dei Paesi più “dispendiosi” che andremo a visitare, Russia, Australia e Nuova Zelanda ed al netto delle spese di trasporto, confidiamo di cavarcela con 20/30 euro al giorno di media».

Perché avete scelto come motto del viaggio “Be World Citizens” che in italiano diventa “Essere cittadini del mondo”?
«Ci piace l’idea di un viaggio che non sia da “turisti”, ma vissuto il più possibile come le persone del posto. Ci piace la contrapposizione tra “cittadino” che letteralmente significa “Proprio della Città” e “mondo” che invece indica “tutto il pianeta terra”. Quindi il nostro cavallo di battaglia è l’idea di essere sempre a proprio agio ovunque ci si trovi nel mondo, così come nella propria città. Imprescindibile sarà non avere fretta».

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