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ITALIA"Prima i nostri": «I nostri nazionalisti badino alla xenofobia»

26.09.16 - 09:59
Le prime reazioni della politica italiana (e non solo) dopo l'esito dell'iniziativa UDC
tipress
"Prima i nostri": «I nostri nazionalisti badino alla xenofobia»
Le prime reazioni della politica italiana (e non solo) dopo l'esito dell'iniziativa UDC

ROMA - Non solo sui quotidiani ticinesi. L'esito dell'iniziativa popolare UDC "Prima i nostri" è oggi sulle prime pagine anche della stampa italiana. In particolar modo di quella che si riferisce alle città di confine come Varese, Como e VCO. E le reazioni dei politici italiani all'esito di questa votazione cantonale non si fanno attendere. Anzi, già nella giornata di ieri si era espressa una durissima Lara Comi che ha definito l'iniziativa «Un capolavoro di irresponsabilità» (link). O ancora il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni che ha assicurato: «Vigileremo che il referendum non danneggi o discrimini i lombardi» (link).

Xenofobia e insofferenza - Parole dure arrivano anche dal vicesegretario PD Debora Serracchiani. Il suo sfogo, su Twitter, è un monito: «Il Ticino alza un muro contro lavoratori italiani. I nazionalisti nostrani badino che il virus xenofobia colpisce senza guardare in faccia nessuno».

Sempre dal Partito Democratico arriva anche il commento del segretario e consigliere regionale Alessandro Alfieri, che non nasconde la preoccupazione per «il clima generale di insofferenza nei confronti dei lavoratori italiani che contribuiscono alla ricchezza del Canton Ticino». Alfieri colpevolizza i rivali politici della Lega Nord che «va a braccetto con la Lega dei ticinesi. Se ci saranno conseguenze per i nostri lavoratori di certo la Lega di Maroni e Salvini non sarà esente da colpe».

C'è anche chi, però, difende l'esito della votazione. Come Paolo Grumoldi, della Lega Nord, che, tuttavia, rassicura i lavoratori frontalieri: «Faremo di tutto per fare in modo che nessuno dei nostri lavoratori possa avere un danno o una discriminazione dall’esito del referendum. Detto questo dobbiamo ragionare sulla lezione che ci arriva dal Canton Ticino, dobbiamo rispettare il risultato di questa consultazione che ci penalizza. Ma è doveroso rispettare quello che decide il popolo».

Meno ottimista è, in casa Lega, il consigliere regionale Francesca Brianza che vede nell'esito dell'iniziativa UDC «una battuta d’arresto al lavoro che da mesi stiamo portando avanti con i nostri vicini Svizzeri e che, fino ad oggi, si e’ svolto in un clima di collaborazione e serenità». «I nostri lavoratori - sottolinea - sono una risorsa e sono essenziali all’economia del Canton Ticino, regolarmente assunti da aziende che operano in territorio svizzero».

"Non possiamo addossare alla Svizzera le colpe dello Stato Italiano. Gli svizzeri, dal loro punto di vista, non hanno tutti i torti...". Così Antonio Locatelli, responsabile del Coordinamento provinciale dei frontalieri del Verbano Cusio Ossola, sul sì alla votazione in Ticino che pone limiti ai lavoratori frontalieri.

La paura dei frontalieri - Oltre i politici, c'è infine il popolo. E quello dei diretti interessati, che ogni mattina varcano il confine per recarsi al lavoro, è in agitazione, se non addirittura spaventato. Come conferma Eros Sebastiani, presidente di Frontalieri Ticino: «C'è malessere. Molti lavoratori preoccupati mi hanno telefonato che chiedono cosa succederà ora. C'è persino chi teme che non gli sarà permesso entrare in Svizzera».

A rassicurare i lavoratori italiani ci pensa il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che ricorda come il voto non abbia «per ora effetti pratici», ma che avverte: «senza libera circolazione delle persone i rapporti tra Svizzera e Ue sono a rischio».

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