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ARBEDOCosì vive la mamma-clandestina di Arbedo

22.09.16 - 08:32
Una 29enne brasiliana è da oltre un anno senza permesso né cassa malati. Il Municipio: «È come se non esistesse»
foto Tio.ch
Così vive la mamma-clandestina di Arbedo
Una 29enne brasiliana è da oltre un anno senza permesso né cassa malati. Il Municipio: «È come se non esistesse»

ARBEDO - Chiara* ha 29 anni e una vita all'apparenza normale. Fa la spesa, i lavori di casa, cucina. Solo che ufficialmente non esiste. Per le casse malati, l'Avs e il Comune dove vive da oltre un anno (Arbedo) è una sorta di fantasma. «È una situazione assurda» spiega. «Eppure sono qui, non mi nascondo». La prova è che l'abbiamo fotografata in una sua giornata-tipo: mentre svolge le faccende domestiche, si occupa dei figli (di 2 e 5 anni), mostra le lettere spedite a questo e a quell'ufficio. Insomma esiste, Chiara. È tra noi.

L'espulsione "pendente" - Il problema è che non dovrebbe. Il decreto di espulsione dal Cantone è arrivato dieci mesi fa. Da allora la donna, cittadina brasiliana, è una clandestina. Per rimanere in Ticino assieme ai figli e al marito - cittadini svizzeri - la 29enne ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato, che però «è rimasto bloccato - spiega - perché non ho potuto avere accesso all'assistenza legale gratuita». Il motivo: al Municipio di Arbedo, dove avrebbe dovuto presentarne richiesta, non risulta residente. Il serpente si morde la coda.

Aborto rimandato - Ma non è tutto. A marzo scorso la 29enne ha avuto un aborto spontaneo, e non ha potuto essere ricoverata all'Eoc. «Mi hanno detto che, non essendo coperta da una cassa malati, avrei dovuto pagare 2mila franchi o abortire a casa». La donna dichiara di avere convissuto per tre settimane con il feto abortito prima di essere operata, grazie alla donazione di un'associazione benefica. «È stata un'esperienza terribile» racconta. «Le mie condizioni fisiche in quel periodo erano preoccupanti, pesavo 38 kg, soffrivo di depressione ed ero continuamente malata. Al Pronto Soccorso, per qualsiasi tipo di malessere, ricevevo soltanto Dafalgan: non possiamo darle altro, mi ripetevano».

Precedenti penali - E la vicenda non è unica (ancorché estrema): casi di madri espulse dal Ticino hanno innescato polemiche di recente. Un'interrogazione al riguardo è stata presentata al Governo dai deputati Ppd Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni e Lorenzo Jelmini. «Vogliamo vederci chiaro sull'operato l'Ufficio della Migrazione» spiega Fonio. «Riteniamo che in generale la decisione di separare una famiglia non sia da prendere a cuor leggero. Questo però è un caso limite». La donna ha infatti dei precedenti penali all'estero (per cui ha già scontato una condanna): così si legge nella motivazione dell'espulsione. Da noi contattato, l'Ufficio della migrazione non ha potuto fornire dettagli al riguardo. Dal Municipio di Arbedo, invece, si limitano a sottolineare «l'anomalia di questa situazione presente sul nostro territorio». «Conosciamo i disagi della famiglia ma non possiamo far nulla - conclude il segretario comunale - giuridicamente, la signora non esiste». Come un fantasma, appunto.  

* nome di fantasia 

 

 

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