In Francia e Svizzera interna si sono già visti: velivoli robot utilizzati per contrabbandare armi o telefonini dentro le carceri. Il Ticino si attrezza
CADRO - La torta di compleanno con all'interno gli arnesi per l'evasione è acqua passata. Oggi i detenuti ricorrono alla tecnologia. Droni telecomandati a distanza, che fanno planare droga, telefonini, armi all'interno del carcere. Qualcuno ci ha già pensato. Il problema è arrivato sul tavolo del direttore delle carceri ticinesi Stefano Laffranchini, che ha deciso di dotare la Stampa di speciali radar anti-droni. «La loro introduzione – spiega – è stata inserita all'interno del piano di ristrutturazione del carcere».
Dei "droni da contrabbando" sono stati intercettati nei mesi scorsi nel carcere di Pöschwies, a Zurigo. In Francia ci sono stati altri casi. A Cadro?
«Finora nessun caso, per fortuna. Ma abbiamo preso sul serio la questione e studiato soluzioni per prevenire il rischio. Il problema, del resto, è anche emerso nell'ultima riunione dei direttori svizzeri delle strutture carcerarie. Si teme più che altro per il contrabbando di armi o telefonini»
Perché?
«Per quanto riguarda droghe e alcolici, i controlli costanti delle urine permettono di accertarne l'eventuale consumo all'interno delle carceri ticinesi. Per la verità, la struttura della Stampa e la sorveglianza rendono estremamente difficile depositare qualsiasi oggetto negli spazi aperti. Ma il rischio non si può escludere»
Quale "contraerea" verrà messa a punto, dunque?
«Si tratta di un sistema automatizzato di radar abbinati alle telecamere di sorveglianza. Speciali dispositivi che emettono un allarme, permettendo agli agenti di custodia di seguire eventuali oggetti volanti sospetti, e poi andare a recuperarli»
Non bastavano le normali telecamere?
«Alla luce del sole, gli occhi degli agenti e i pattugliamenti si sono dimostrati finora sufficienti. Anche la sorveglianza notturna è molto efficente. Questo vale per il passato e per il futuro prossimo. Ma la tecnologia si evolve in fretta. La prudenza non è mai troppa»