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TAVERNE / ASCOLI PICENODa Taverne in ferie con il terremoto: «Con la luce del Natel per uscire di casa»

25.08.16 - 09:39
Giacomo Dionisi si trova in ferie nelle zone colpite dal sisma. Ci racconta la sua notte all'aria aperta. I soccorsi. La paura. «Ho capito cosa vuol dire perdere tutto»
Da Taverne in ferie con il terremoto: «Con la luce del Natel per uscire di casa»
Giacomo Dionisi si trova in ferie nelle zone colpite dal sisma. Ci racconta la sua notte all'aria aperta. I soccorsi. La paura. «Ho capito cosa vuol dire perdere tutto»

MONSANPIETRO - Per Giacomo Dionisi che abita a Taverne doveva essere una vacanza rilassante nel suo paese di origine, a Venarotta, in provincia di Ascoli Piceno. Ma la giornata di ieri, sconvolta dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, si è trasformata in un'esperienza che ricorderà per sempre. Si trovava a Monsampietro, un piccolo paese sulle colline ascolane, quando alle 3.36 anche lui è stato svegliato dalle scosse di terremoto. 

«Eravamo andati a dormire da poco. Veniamo prima svegliati da una leggera scossa che in pochi secondi si fa sempre più forte. Tutto sopra di noi ha iniziato a tremare e a muoversi, come se accanto alla finestra passasse un Boeing 747. Mi sono assicurato che mia moglie stesse bene, e nella speranza che il tetto della casa, ormai vecchietta, non cedesse, siamo usciti fuori».

La paura del buio - La prima paura è stato il buio. L'intera zona era rimasta senza luce. «Abbiamo acceso il cellulare per riuscire a trovare la strada e uscire di casa. All'esterno non c'era ancora nessuno. Dopo pochi minuti sono arrivate altre persone e siamo rimasti tutti fuori».

Gli aiuti - Qui Giacomo Dionisi ha iniziato a prestare i primi soccorsi. Da un'abitazione è stato avvertito il lamento di una donna. «Era una signora anziana con difficoltà motorie, era sdraiata a letto. L'abbiamo portata in strada e messa in sicurezza».

La notte al buio e le prime notizie drammatiche - Intanto la notte prosegue. Si ascolta la radio e le notizie che diventano sempre più drammatiche. «Alle 4.00 del mattino - ci racconta il signor Dionisi - eravamo già tutti per strada. A quel punto è arrivato il sindaco. Rimediamo qualche coperta e cerchiamo di capire se qualcun altro ha difficoltà ad uscire dalla propria abitazione. Finalmente ci troviamo in un piazzale e stiamo tutti bene, solamente molto spaventati. Trascorriamo quel che resta della notte in un prato un po' illuminato».

L'alba e il ritorno alla luce - Solo con le prime luci dell'alba e dopo una notte passata a leggere notizie dal web, ci si rende conto della tragedia appena avvenuta. Amatrice, il paesino più colpito dal terremoto, dista a soli una trentina di chilometri. «Ci facciamo coraggio - continua Dionisi nel suo racconto - e verso le 7.00 con la luce del giorno, ci dirigiamo verso casa scrutando con attenzione se ci fosse qualche danno. Il resto della giornata è un via vai di gente che corre per andare verso la casa di residenza, chi verso Roma, chi verso Rieti.

Giacomo Dionisi per ora resterà nelle zone terremotate. «Ho mia zia da proteggere ed aiutare in caso di bisogno» ci dice e aggiunge: «Ho vissuto questa tristissima esperienza, che mi ha fatto capire realmente cosa voglia dire avere paura di perdere tutto, la vita, la casa, la propria moglie».

 

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