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ITALIA / CANTONE«Un incubo senza fine»

24.08.16 - 19:19
Il racconto di Davide Foglia e di suo fratello Luca, fratelli italo-svizzeri di Roseto degli Abruzzi, che già nel 2009 avevano vissuto il terribile terremoto de l'Aquila
«Un incubo senza fine»
Il racconto di Davide Foglia e di suo fratello Luca, fratelli italo-svizzeri di Roseto degli Abruzzi, che già nel 2009 avevano vissuto il terribile terremoto de l'Aquila

ROMA - «E' un incubo senza fine». Davide Foglia, 31enne italo-svizzero residente a Roseto degli Abruzzi, cittadina sull'Adriatico a una settantina di chilometri in linea d'aria dall'epicentro del terremoto che ha sconvolto il centro Italia, è ancora sotto choc.

Il giovane abruzzese visse da vicino il terribile sisma che nell'aprile del 2009 provocò oltre 300 morti a L'Aquila. Allora ci raccontò le sue emozioni dal lungomare del centro adriatico, oggi lo fa dal villaggio turistico in cui è impiegato.

E questa notte il 31enne era nella sua stanza a dormire quando il suo cane, Spillo, un giovane vivace barboncino, ha svegliato tutti. «Abbiamo avuto tanta paura, anche perché la percezione delle scosse è stata più forte rispetto a sette anni fa».

Davide, suo fratello Luca e i suoi genitori si sono alzati tutti alle 3.36 di una notte d'estate. Momenti lunghissimi, che hanno inevitabilmente riportato alla mente quell'aprile del 2009, quando fu l'Aquila ad essere colpita. «Rispetto ad allora l'ondulamento è stato meno lungo, ma più forte», ha confermato il fratello minore Luca, studente all'Università di Teramo. «Lo ammetto, ho avuto paura», ha aggiunto il 23enne. «Sono rimasto impietrito. In quei momenti, quando vieni colto di sorpresa, non è mai facile mantenere il sangue freddo».

Ed ora il pensiero è rivolto alle vittime di Amatrice, Pescara del Tronto, Accumoli, paesini immersi nel verde del cuore dell'Italia. Nuclei antichi, dove la vita scorre lenta, tra le montagne dell'Appenino tra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzi.

«Bei posti, dalla storia antica, di un'Italia ancora una volta ferita da eventi naturali catastrofici. Condividiamo la stessa storia, le stesse tradizioni e la stessa cultura. Popoli semplici e umili, che ora sapranno sicuramente ritrovare la forza di ricominciare. E noi siamo con loro», ha concluso Luca Foglia.

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