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CANTONE«10 000.- di stipendio, e un mucchio di debiti»

26.07.16 - 17:26
Indebitamento in Ticino. Il direttore Roby Noris spiega perché la Caritas ha lanciato un nuovo numero verde
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«10 000.- di stipendio, e un mucchio di debiti»
Indebitamento in Ticino. Il direttore Roby Noris spiega perché la Caritas ha lanciato un nuovo numero verde

LUGANO - Hanno un lavoro normale, magari un buono stipendio. Casa, famiglia, due o tre auto, fanno vacanze in luoghi esotici. Sono gli indebitati che non ti aspetti: i ticinesi che (si spera) si rivolgeranno numerosi al nuovo numero verde (0800 20 30 30) attivato oggi da Caritas Ticino. Stando alle stime dell’Ufficio federale di statistica, sono ben 24.000 - pari al 7,5% della popolazione - le persone che nella Svizzera italiana sono confrontate con un problema di sovra-indebitamento. «Il problema - spiega il direttore di Caritas Roby Noris - esiste da tempo. E così il nostro servizio di consulenza mirata, che è attivo da 15 anni. Abbiamo deciso di aprire la hot-line per rendere più facile la presa di contatto da parte di chi è in difficoltà». 

Non è dunque una risposta a un aggravarsi del fenomeno?

«In realtà il fenomeno non sta esplodendo. Esiste, è sempre esistito. Ma di sicuro è molto più diffuso e drammatico oggi rispetto a una volta»

Perché?

«Perché ci sono tantissime persone frastornate da messaggi illusori, con cui la società di oggi ci bombarda generando false aspettative sulle possibilità di spesa. Le pubblicità del piccolo credito ci fanno credere di poter avere tutto quello che vogliamo, pagando e dilazionando, senza fare i conti con il nostro budget reale. Questo meccanismo crea veri e propri disastri, e ad essere colpiti non sono le persone che ci si aspetta».

In che senso? Qual è la persona tipo che si rivolge al vostro servizio?

«Contrariamente a quanto si può pensare, non si tratta di persone "povere" in senso stretto. I bassi redditi, paradossalmente, sono meno toccati dal problema. Abbiamo assistito persone che guadagnano 10 mila franchi al mese, per esempio, ma erano convinte di poter vivere spendendone 11mila. Le fasce deboli della popolazione hanno difficoltà ad accedere al credito, e spesso hanno una percezione più realistica - come accadeva una volta - dei propri limiti di spesa»

Chi guadagna 10mila franchi al mese, invece...

«... ha accesso al credito e rischia di farsi delle illusioni sulle proprie possibilità di spesa. Ecco allora che nasce il problema. S'innesca un meccanismo involutivo per cui, alla fine, la persona non è più nemmeno in grado di dire quanti debiti ha, a quanto ammontano. Inizia a non tenerne più conto, smette di fare i calcoli, inizia a non guardare più la posta e le lettere, per paura».

È qui, allora, che intervenite voi. 

«Quando una persona non capisce più cosa deve fare, non sempre chiede aiuto. Spesso la reazione è mettersi a cercare dei soldi per ripagare i debiti, pensano: se trovo i soldi metto a posto tutto. Ma non è vero»

Qual è la soluzione, allora?

«Cambiare lo stile di vita, individuare l'errore di fondo. Imparare a fare un calcolo delle proprie entrate ed uscite, per cominciare, è un esercizio utilissimo che molte persone non fanno, e i nostri tutor insegnano proprio quello. Un po' di contabilità elementare può servire, a volte, ad evitare che un'illusione si trasformi in una situazione drammatica». 

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