La società d'incasso elvetica ammette però di non poter avviare un'esecuzione
LUGANO - Non volete pagare la multa? «Noi non possiamo avviare un’esecuzione, ma possiamo chiedere alle autorità italiane di sequestrare il vostro veicolo al prossimo viaggio in Italia». Ha assunto toni minacciosi una multa della polizia cittadina di Milano che un ticinese si è di recente visto recapitare a casa per mezzo di una società di riscossione elvetica con sede a Losanna. Una procedura nota e discussa, quella di far capo a società private su territorio svizzero, che continua a essere messa in pratica. Sempre violando l’articolo 271 del Codice penale elvetico che vieta di compiere «sul territorio svizzero per conto di uno Stato estero atti che spettano a poteri pubblici».
«Partirà una denuncia» - Pochi mesi fa la società losannese ha chiesto all’automobilista ticinese di pagare alcune multe inflitte in territorio di Milano nel 2012. Ma lui non ci sta e ha risposto «che la richiesta viola l’articolo 271 del Codice penale». E ha aggiunto: «Mi riservo di segnalare alle autorità il vostro modo di procedere e di sporgere denuncia». È a questo punto che la società d’incasso ha ammesso di non essere autorizzata ad avviare un’esecuzione, «ma possiamo chiedere alla polizia italiana di sequestrare la sua auto al suo prossimo viaggio in Italia». Con tanto di invito a voler dunque saldare la multa «con la polizza di versamento allegata».
«Meglio il pagamento diretto» - Nel 2009 per contrastare il fenomeno era intervenuto l’Ufficio federale di giustizia, chiedendo alle autorità italiane di porre fine a questa pratica. Da allora la situazione è quindi nettamente migliorata. «Non abbiamo praticamente ricevuto altre segnalazioni» ci dicono infatti da Berna, sottolineando che la richiesta di pagamento non può essere effettuata se ceduta a una società d’incasso elvetica. Al cittadino conviene bypassare quest’ultima: «Se la multa è effettivamente dovuta, meglio rivolgersi alla competente autorità italiana per convenire una modalità di pagamento diretta» conclude l’Ufficio federale di giustizia.