È allarme in Germania: bimbi troppo stressati da colonie e campi di studio. Lo psicologo Giona Morinini: «Non bisogna essere sempre performanti»
BELLINZONA - L’allarme arriva dalla Germania: sempre più bambini durante le vacanze estive seguono campi di studio e colonie. Il risultato? Uno stress continuo. E la mancanza di una reale divisione tra un anno scolastico e l’altro. Il modo in cui i genitori tedeschi stanno gestendo le settimane più calde dell’anno preoccupa gli esperti, secondo alcuni media locali. La questione, tuttavia, è di rilevanza internazionale. Anche nella Svizzera italiana le varie “proposte estive” sono prese d’assalto dalle famiglie. Ne abbiamo parlato con lo psicologo Giona Morinini.
Morinini, stando ad alcuni esperti germanici, la tendenza a riempire le agende dei ragazzini ha una spiegazione: si teme l'esclusione sociale dei figli, se già da piccoli non si abituano alla cosiddetta "formazione continua”. Cosa ne pensa?
«Bisogna fare parecchia attenzione. Il bambino non deve crescere con l’idea di essere per forza sempre performante. È già sotto pressione nel resto dell’anno e dopo la scuola dell’obbligo. Soprattutto da piccolo e in estate ha anche il diritto di annoiarsi».
Perché i corsi e i campi estivi sono tanto gettonati?
«Una volta i bambini se non li curavano i genitori, li curavano i nonni. Oggi spesso i nonni o abitano lontano oppure lavorano. Così come i genitori. Tutte queste offerte estive di per sé vengono incontro alle famiglie. Solo che occorre davvero trovare un punto d’equilibrio».
Non pensa che troppo spesso le famiglie moderne tendano a delegare alle istituzioni l’educazione dei figli?
«È un fenomeno che c’è, non lo si può negare. Io stesso conosco casi in cui i genitori devono lavorare entrambi per forza a tempo pieno. Ma là dove è possibile, è giusto che l’educazione dei ragazzi sia portata avanti principalmente dai genitori».
Quale sarebbe l’approccio educativo ideale con cui affrontare le vacanze scolastiche?
«Il bambino dovrebbe essere messo nelle condizioni di essere autonomo, di potere sperimentare anche il concetto di noia. Un tempo i ragazzi avevano praticamente tutta l’estate libera. Dovevano ingegnarsi per riempirla. Era sano. Ora non c’è quasi più spazio per l’immaginazione».
In una colonia diurna questo non può accadere?
«Accade, ma in forma diversa. Le colonie e i campi estivi permettono al ragazzini di fare nuovi incontri in un ambiente che non sia quello della scuola. Sono importanti per la crescita dell’individuo. Però il bimbo ha bisogno anche di spazi vuoti».
Torniamo all’idea di performance. Alcuni genitori pretendono che i figli durante l’estate si portino avanti con l’apprendimento. Quanto è sano?
«Anche qui occorre trovare un compromesso. È opportuno che ci sia un collegamento sottile tra un anno scolastico e il successivo. E spetta al genitore mantenere vivo l’interesse del bambino da questo punto di vista. È rischioso invece sovraccaricare di compiti il figlio, così come fargli dimenticare completamente la scuola per due mesi e mezzo».