Lo chiede la mozione del Consigliere nazionale della Lega, Lorenzo Quadri
BERNA - Sta sollevando parecchi interrogativi e un acceso dibattito il ruolo della Turchia nel finanziamento delle moschee e dei centri islamici in Svizzera. La nascita di luoghi di culto maomettani in Europa finanziati dai petrodollari provenienti dal Medio Oriente è un tema che si dibatte ormai già da anni. Ultimamente si è scoperto che, secondo le ultime indagini giornalistiche, il governo turco finanzierebbe direttamente o indirettamente 35 moschee e centri islamici in Svizzera.
Come scrive il Consigliere nazionale del gruppo UDC Lorenzo Quadri nella sua mozione che chiede il divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto islamici e l'obbligo della trasparenza, «la Turchia svolgerebbe un ruolo di primo piano per la promozione e la diffusione in Svizzera dell'Islam radicale».
In queste settimane, in cui in Svizzera e in Germania ci si interroga sulla libertà di espressione visti i recenti casi di Böhmermann e di Ginevra, è stato ricordato il discorso del 1997 in cui il futuro premier turco ed allora sindaco di Istanbul, Recec Tayyip Erdogan dichiarava: «La democrazia è soltanto il treno sul quale saliamo fino a quando saremo arrivati all'obiettivo. Le moschee sono le nostre caserme, i minareti le nostre baionette, le cupole i nostri elmi e i credenti i nostri soldati». Erdogan fu condannato all'interdizione alle cariche pubbliche.
Lorenzo Quadri, nella sua mozione, mette in evidenza la necessità di obbligare i predicatori islamici in Europa di parlare la lingua del posto per capire quale tipo di messaggio viene lanciato nelle prediche della preghiera del venerdì. Il timore che la moschea diventi un veicolo di trasmissione di messaggi estremistici è molto sentito dal consigliere nazionale.
In questo contesto, il Consigliere nazionale ha sottolineato quanto, «la vicina Austria, confrontata con il medesimo problema, ha decretato, tra l'altro, un divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto islamici e l'obbligo per gli imam di predicare nella lingua nazionale».
«Da tempo - osserva Quadri - il finanziamento dei partiti politici è oggetto di dibattito politico, e si moltiplicano le richieste di trasparenza. Sarebbe dunque sorprendente se le stesse esigenze di trasparenza non valessero in relazione ai luoghi di culto islamici (specie in considerazione dei potenziali rischi). Anche per essi vale infatti, a non averne dubbio, il principio del “chi paga comanda” - e pertanto stabilisce i contenuti dei messaggi trasmessi ai fedeli».
Sulla base di queste considerazioni, Lorenzo Quadri chiede:
- il divieto per i luoghi di culto e per i predicatori islamici di ricevere finanziamenti dall'estero
- l'obbligo per i centri islamici di trasparenza in relazione alla provenienza e all'utilizzo dei finanziamenti
- l'obbligo di tenere le prediche nella lingua locale.