Il Consiglio federale ha deciso di esportare armi in Arabia Saudita, che mira all'egemonia sul Medio Oriente infiammato dai conflitti. Righini: «Come possiamo andare ad aiutarli in casa loro?»
BELLINZONA - Mentre nel Medio Oriente dilaniato dalle guerre e dai conflitti si continua a morire e Turchia, Iran e Arabia Saudita si combattono per conquistare l'egemonia sulla regione, il Consiglio federale ha autorizzato ieri l'esportazione di materiale bellico verso i regimi della penisola arabica e nel Medio Oriente quali l'Arabia Saudita e il Bahrein.
Una decisione che ha sorpreso e indignato i socialisti ticinesi che, attraverso una nota, annunciano il loro impegno per «correggere questa decisione», attraverso l'intervento della Consigliera nazionale Marina Carobbio.
In questo contesto conflittuale la Siria è diventata terra di conquista. Nel Paese mediorientale si sta consumando una guerra che ha già causato migliaia di vittime e sofferenze inenarrabili. Sono milioni gli esuli in cerca di rifugio. Un esodo verso la Germania che sta mettendo in serio pericolo le possibilità di rinascita di un Paese dal quale se ne stanno andando molti cervelli preziosi per il rilancio economico della ricostruzione.
E mentre l'Europa che cerca di tamponare il flusso di migranti verso la Germania, scende a patti con il presidente turco Erdogan, che sta conducendo una guerra senza esclusioni di colpi contro il popolo curdo, la Svizzera autorizza l'esportazione di armi per un valore di quasi 180 milioni di franchi verso l'Arabia Saudita, che sta conducendo una guerra sanguinosa contro gli sciiti dello Yemen.
Secondo il presidente Igor Righini, la vendita di armi allo stato teocratico dell'Arabia Saduita, al Bahrein, al Qatar e al Kuwait, alleati degli Stati Uniti nel complicatissimo scacchiere mediorientale, è una contraddizione che non può essere sottaciuto. «Noi non possiamo pretendere di fermare i flussi migratori sostenendo la bontà di andare ad aiutare le popolazioni in casa loro e poi vendere le armi a quei governi che le usano proprio contro la società civile», ha spiegato Righini. «E' risaputo (o comprovato) - si legge nella nota - che questi Stati violano costantemente i criteri della «stabilità regionale», «del rispetto dei diritti dell'uomo» e del rispetto del diritto internazionale». «Il Consiglio federale - aggiunge Righini - ha preso una decisione ignorando i rapporti di Amnesty International. A chi sostiene che questa vendita va a favore dell'occupazione e del PIL svizzero io rispondo che nei Paesi in cui verranno utilizzate queste armi si creerà un danno enorme in termini di vite umane. E come si fa ad andare a colpire gente che chiede soltanto la possibilità di vivere in pace nella propria terra?».
Un'altra domanda che ci si pone riguarda il ruolo della Svizzera che esporta armi ai Paesi amici degli Stati Uniti: «La Confederazione segue la pista occidentale perché si è adeguata alle convenzioni europee della liberalizzazione. Non stupiamoci se migliaia di rifugiati giungono in Europa. I partiti politici che non vogliono rifugiati nel nostro territorio, sono gli stessi che promuovono l’esportazione di materiale bellico in questi paesi».