Chiesto il congelamento dei licenziamenti ai vertici dell'azienda radiotelevisiva. Pretesa fuori luogo? L'analisi di Andrea Martone, esperto di risorse umane
COMANO - Si congelino le misure di risparmio (licenziamenti e riduzioni del tempo di lavoro) non ancora attuate. Lo ha chiesto il Sindacato svizzero dei mass media (Ssm) alla direzione della RSI negli scorsi giorni. Una pretesa fuori luogo, considerando che Maurizio Canetta, direttore dell'emittente, proprio in un'intervista a Ticinonline, aveva fatto capire con largo anticipo che la situazione era critica e che si sarebbe andati verso una simile soluzione? Ma, d'altra parte, viste le infinite polemiche scaturite dai licenziamenti, non si sarebbe potuto pensare ad altri scenari? Domande a cui cerca di rispondere Andrea Martone, esperto di risorse umane e docente al Dipartimento di scienze aziendali e sociali della SUPSI.
Canetta l'aveva detto: alla RSI siamo in troppi. E, viste le cifre rosse, ecco i tagli. È giusto che il sindacato chieda il congelamento di queste misure a un'azienda che naviga in cattive acque?
«Il fatto è che nei Paesi latini molte volte i sindacati hanno un'attitudine antagonista alle aziende. Difendono il lavoratore, punto e basta. Non si interessano dei conti delle imprese e delle conseguenze economiche che le loro richieste potrebbero causare. Non si sarebbe mai arrivati a questi punti in nazioni come la Germania, dove i sindacati partecipano attivamente all'evoluzione dell'azienda».
Quindi dove sta il problema?
«Noi possiamo solo lamentarci di avere sindacati antagonisti. Però fa parte della nostra cultura. Ed è sociologicamente normale che nel nostro contesto si avanzino simili richieste dunque».
Oggettivamente, erano proprio necessari questi licenziamenti a suo avviso?
«Immagino che la direzione abbia fatto tutte le valutazioni del caso. E non voglio azzardarmi a dare giudizi. Detto ciò, è chiaro che di alternative ce ne sarebbero state».
Ad esempio?
«L'autodecurtazione degli stipendi da parte del personale. Si sarebbero salvati degli impieghi. Forse questo avrebbe portato più lavoro burocratico per l'azienda. Valeva la pena di tentare magari. Una busta paga di 200 franchi mensili in meno a tutti probabilmente avrebbe mantenuto una certa pace sociale».
Non tutti, anche tra i dipendenti, avrebbero accettato comunque.
«Ci sarebbe stato forse un effetto di demotivazione, questo è vero. Ma ci si è arrivati in ogni caso. La domanda da porsi, piuttosto, è un'altra: i sindacati sarebbero stati d'accordo? È un po' un cane che si morde la coda».