Polemiche dopo lo scambio di foto tra gli eritrei di Losone e quelli del Piano di Peccia. Il Cantone: «Questa gente prima di fuggire dalla guerra aveva una vita»
LAVIZZARA - Ma come, gli asilanti col cellulare? In quanti se lo saranno chiesto, dopo la rivolta degli eritrei scoppiata di recente al Piano di Peccia? Basta dare un’occhiata ai social network per capire come lo scambio di foto via telefonino tra gli asilanti dell’ex caserma di Losone e quelli in Lavizzara abbia suscitato dubbi e perplessità tra i ticinesi. «Ma questa gente – fa notare Carmela Fiorini, Capo del servizio cantonale richiedenti l’asilo – prima di fuggire dalla guerra aveva una vita. Non dobbiamo dimenticarlo».
Indignazione - Hanno ricevuto alcune foto via smartphone dai loro connazionali che si trovavano in zone più soleggiate. È così che alcuni eritrei hanno deciso di lasciare la gelida Lavizzara per marciare verso Bellinzona e chiedere alle autorità condizioni climatiche più eque. Una rivendicazione, già respinta nel frattempo dal Cantone, che ha scatenato un’indignazione generale. Anche perché legata al possesso di apparecchi che, secondo l’opinione di molti, gli asilanti non dovrebbero possedere.
Ignoranza - Carmela Fiorini non ci sta. E dà una spallata all’ignoranza. «I richiedenti l’asilo – ribadisce – normalmente fuggono da regimi dittatoriali o da Paesi in guerra in cui le loro vite sono in pericolo. L’utilizzo del telefonino è ormai diffuso su scala mondiale, anche nelle nazioni dalle quali i richiedenti l’asilo scappano. Questo fatto probabilmente sfugge a coloro che si stupiscono».
Contatto con la propria terra - I richiedenti l’asilo arrivano in Svizzera già muniti di telefonini. «Sono di loro proprietà. I telefoni portatili per loro rappresentano l’unica possibilità di mantenere un contatto con i famigliari rimasti in patria e in generale per potersi muovere con un minimo di informazione nel mondo».
Prepagate - Solitamente i cellulari degli asilanti funzionano con prepagate acquistate magari appena arrivati su suolo elvetico. «Alcuni di loro hanno del denaro con sé. Da parte nostra, quando si trovano nei nostri centri, ricevono 3 franchi al giorno di spillatico. In ogni caso tra le prestazioni assistenziali riconosciute dal Cantone ai richiedenti l’asilo non rientrano né le spese per gli abbonamenti telefonici, né quelle per gli acquisti degli apparecchi».
Nessun limite - L’uso del cellulare da parte di un asilante non è soggetto né a limiti né a divieti. «Non ci sono disposizioni né cantonali né federali in tal senso – conclude Fiorini –. Nella misura in cui il richiedente l’asilo è alloggiato in un centro collettivo, è tenuto semplicemente a utilizzare il telefonino in modo da non arrecare disturbo agli altri ospiti».