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CANTONESelfie troppo sexy? L’appello ai genitori

01.02.16 - 06:01
E nelle scuole si tenta la via della prevenzione tra pari con la ‘peer education’
Foto Fotolia
Selfie troppo sexy? L’appello ai genitori
E nelle scuole si tenta la via della prevenzione tra pari con la ‘peer education’

LUGANO - “Per i giovani è sempre più difficile comprendere la differenza tra sfera pubblica e privata”. Dopo il recente caso delle numerose immagini hot di ragazze ticinesi finite online, parliamo di prevenzione con Aline Esposito, docente, mediatrice e responsabile del progetto ‘Sai del bullismo? – se sai non fai’ di Croce Rossa Svizzera sezione del Sottoceneri. Da sei anni lei il tema lo porta nelle scuole ticinesi. Ma il solo confronto con gli allievi non è sufficiente: “La prevenzione – sottolinea – deve passare soprattutto dai genitori”. Sì, perché i giovani prendono esempio da loro: la generazione adulta, che a sua volta è sempre più connessa e social. “Il comportamento online dei genitori è fondamentale perché i figli possano comprendere il valore di determinate immagini”. È invece difficile ottenere tale risultato, quando gli stessi genitori pubblicano sui social network foto su foto dei loro ragazzi. Dal primo giorno di scuola alla festa di compleanno, allo scatto in spiaggia. Insomma, spesso tutto diventa pubblico. “Bisogna invece far crescere i figli con la consapevolezza che il proprio corpo vale più di una foto online”. E quindi gli scatti sui social network vanno limitati e scelti con prudenza. “I figli imparano a definire loro stessi anche tramite la definizione che gli adulti danno di loro: è davvero necessario condividere i momenti familiari col resto del mondo?” dice Esposito.

Ma come mai a un certo punto le fotografie diventano osé? “Il giovane erroneamente comprende che il suo lato fisico è pubblico”. E, a volte, lo utilizza per sentirsi parte delle esperienze del gruppo. Si parla dunque della cosiddetta ‘Fear of missing out’, ossia la paura di perdersi il momento, di restare esclusi. “Crescendo, nei ragazzi aumenta la convinzione che debbano dare un contributo per partecipare, per sentirsi parte. E allora osano”. Ed è così che partono anche gli scatti osé. Scatti che però vanno evitati, perché il proprio corpo deve restare una parte della propria vita privata. E non solo: le immagini che ritraggono giovani minorenni, ricorda infine Esposito, sono illegali: “La creazione e diffusione di tale materiale fotografico e video è vietata ed è punibile secondo il codice penale”.

La prevenzione tra pari - La comunicazione tra giovane e adulto non è tutto. Il dialogo si completa con un confronto tra pari. E un progetto in questo senso è in corso alla scuola media di Pregassona. “Si tratta della peer education, che prevede un approccio innovativo ed efficace” ci spiega Esposito. Insomma, perché gli allievi si sentano più liberi di esprimersi e ci sia una maggiore credibilità, saranno gli stessi ragazzi (i peer educator) ad affrontare con loro la tematica. “Attualmente stiamo fornendo le competenze necessarie ad alcuni allievi di terza e quarta media, che a partire dalla prossima primavera saranno pronti per incontrare quelli degli anni precedenti”. A gruppetti (si parla di due o tre peer educator per volta) gestiranno dei momenti di scambio che hanno l’obiettivo di favorire la prevenzione. Saranno lezioni di circa trenta minuti, a cui non presenzieranno adulti. Ma questi ultimi saranno comunque a disposizione in caso di bisogno. Tra di loro parleranno la stessa lingua. E con i loro pari, non si sentiranno soli. “Per le vittime di bullismo e cyberbullismo è importante non essere soli. Un compagno può aiutarti a sentirti più forte” conclude Esposito.

 

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COMMENTI
 

GI 8 anni fa su tio
L'esempio vien sempre dall'alto....
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