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CANTONEEmergenza turismo, Frapolli: "Non ci sono più scuse"

05.10.15 - 17:02
Il numero uno di Ticino Turismo chiama alla riscossa Cantone, imprenditori e uffici del Turismo: "La scusa del franco forte non regge più"
Emergenza turismo, Frapolli: "Non ci sono più scuse"
Il numero uno di Ticino Turismo chiama alla riscossa Cantone, imprenditori e uffici del Turismo: "La scusa del franco forte non regge più"
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LUGANO - Estate 2015. Il Ticino turistico ne esce con le ossa rotte. Elia Frapolli, direttore di Ticino turismo, nonostante i dati che non lasciano dubbi guarda al futuro con ottimismo.

Agosto nero - Il Ticino del turismo è in crisi profonda. L'estate ha segnato un calo dei pernottamenti dell'8,4% rispetto allo scorso anno. Agosto, il mese delle vacanze per antonomasia, è stato un mese nero: -13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Frapolli non cerca scuse e non si nasconde dietro a un dito. A diminuire non sono soltanto tedeschi e italiani, ma anche gli svizzeri. Si sperava nella riscoperta della patria dei confederati, e invece...

Come spiegare la disaffezione dei confederati nei confronti del nostro cantone? "I dati sono inequivocabili e devono farci riflettere. L'elemento esterno, ossia il cambio franco-euro si ripercuote in modo pesante. Lo si vede con i tedeschi, ma ciò non basta per spiegare questi dati. Non ci sono scuse. Dobbiamo, una volta per tutte, ammettere che vi sono problematiche interne all'origine di questi risultati. Dobbiamo quindi cogliere l'attimo. Dobbiamo approfittare di questo momento di crisi per dare una svolta". Frapolli auspica una scossa che possa dare il via libera a quello che lo stesso direttore dell'agenzia del turismo ticinese ha definito "un cambiamento strutturale importante". Frapolli si rivolge al mondo imprenditoriale ticinese, alla politica e agli operatori turistici: "Non dobbiamo più aspettare che la situazione si risolva da sola".

Il Ticino è ancora da considerare una regione turistica? - I dati di questa mattina non fanno che aumentare i dubbi e le perplessità per un settore, quello turistico, che è ormai in crisi da anni. E allora la domanda, per altro non nuova, si ripropone: il Ticino è ancora da considerare un cantone turistico? "Dal punto di vista economico sì - risponde Frapolli - Il 10% del PIL ticinese è prodotto dal settore turistico, mentre gli occupati rappresentano il 12% del totale. Non dobbiamo neppure scordarci che il numero di pernottamenti è pur sempre di svariati milioni. Ma tutto ciò non basta. Dobbiamo riscoprire quella che si chiama la cultura dell'accoglienza. Questo elemento è fondamentale per ridare forza al settore". Secondo il direttore dell'agenzia per il turismo ticinese per risollevare le sorti del settore bisognerebbe "diversificare". "Non per forza il turista deve parlare tedesco", aggiunge Frapolli, sottolineando l'aumento delle presenze di arabi, cinesi e americani.

Cinesi e arabi non bastano - Ma bastano i turisti extraeuropei per risollevare le sorti del turismo? Nell'epoca della globalizzazione al Ticino non manca una caratteristica identitaria che la faccia distinguere da altre regioni o nazioni del turismo mondiale? Non manca nell'offerta turistica semplicemente il personale ticinese nei ristoranti, negli alberghi e in tutte quelle strutture che hanno il contatto con il forestiero? Come fare a fornire al turista la possibilità di contatto con la popolazione locale? Su quest'ultimo punto, Frapolli, prende come esempio l'Austria, paese rinomato per la sua ospitalità: "Come ho già detto, dobbiamo imparare la cultura dell'accoglienza. In ogni struttura vi è una famiglia austriaca o almeno un austriaco. In Ticino dovremmo imparare che lavorare nel settore turistico non è negativo".

"Puntare sull'offerta personalizzata" - Per quanto riguarda la caratteristica identitaria, Frapolli spiega che "il Ticino dal punto di vista turistico ha un po' di tutto e di qualità, ma dal punto di vista del marketing, "il po' di tutto" non si vende". Frapolli punta sull'offerta personalizzata. "Dobbiamo riuscire a raggiungere ogni tipo di turista interessato a venire a visitarci, dalle famiglie al single. Non dobbiamo fossilizzarci in un messaggio unico perché sarebbe sbagliato. Il prodotto deve essere di qualità e soltanto in questo modo possiamo essere più attrattivi. Se noi facciamo una campagna pubblicitaria e facciamo promesse che non possiamo mantenere, nel giro di pochi giorni con i social network verremmo smascherati".

Zurigo, Basilea e Lucerna avanzano, perché? - Eppure, guardando i dati, si vede che Zurigo, per esempio, è in controtendenza. Come mai? "Zurigo lavora tantissimo con il turismo del business, ma non solo. Anche Basilea cresce, grazie al turismo culturale. Cresce anche Lucerna, grazie al mercato dei paesi emergenti. Ce la possiamo fare, il Ticino ce la può fare. Dobbiamo unire le forze a 360 gradi. E' soltanto in questo modo che riusciremo a trovare la via d'uscita. Uno spot o una campagna marketing non bastano più".

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