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BELLINZONA È sorda e figlia di sordi: presenterà lo Zelig in lingua dei segni

05.10.15 - 15:02
La 20enne Laura Sciuchetti sarà protagonista di un esperimento senza precedenti nella Svizzera italiana: "Vi racconto la mia vita da non udente"
Foto P.M.
È sorda e figlia di sordi: presenterà lo Zelig in lingua dei segni
La 20enne Laura Sciuchetti sarà protagonista di un esperimento senza precedenti nella Svizzera italiana: "Vi racconto la mia vita da non udente"

BELLINZONA - Un intero spettacolo cabarettistico tradotto dal vivo nella lingua dei segni. È una 'prima svizzera' quella che si svolgerà sabato 10 ottobre al Teatro Sociale di Bellinzona, nell'ambito della Special Cup & Art, rassegna dedicata all'integrazione dei disabili nello sport e nelle attività artistiche. A presentare gli artisti sul palco, la 20enne di Agno Laura Sciuchetti. Sorda, figlia di sordi e sorella di un sordo. "In casa siamo tutti sordi - spiega nella lingua dei segni, seduta accanto all'interprete -. È una questione genetica".

Nessun disagio - Laura lavora come impiegata d'ufficio a Besso presso la Federazione sordi della Svizzera italiana, ente co-organizzatore dell'evento del Teatro Sociale. Ama leggere, fare fitness e ha pure il pallino per il calcio. Le chiediamo come convive una ragazza della sua età con il problema della sordità. "Per me non è un problema. Ho un'identità forte. Non mi sono mai sentita a disagio nel fare sapere agli altri che sono sorda. Mi sento integrata, ho imparato a leggere il labiale e ho pure frequentato le scuole 'normali'.

Sorriso - Un sorriso solare, un'allegria travolgente. Laura ride e scherza sul suo handicap. "C'è una parte comica dentro di me. La farò emergere anche al Teatro sociale. È la prima volta che faccio una cosa del genere, non so se sarò imbarazzata. Immagino che avrò il faro puntato contro i miei occhi quindi non vedrò le persone in sala. È sicuramente un vantaggio". Sul palco ci sarà anche uno dei suoi personaggi preferiti, il 'frontaliere' Roberto Bussenghi. "Le interpreti tradurranno nella lingua dei segni anche la sua famosa canzoncina".

Un mondo sconosciuto - Laura sa che l'esperimento del Sociale rappresenta un messaggio importante verso l'opinione pubblica ticinese. "Soprattutto vogliamo dimostrare che certe cose sono accessibili anche a noi. Per le interpreti, in questo caso, la vera sfida consisterà nel rendere divertenti i doppi sensi tipici del cabaret. Tradurre nella lingua dei segni, e viceversa, significa anche passare da una cultura all'altra. È giusto fare conoscere l'universo dei sordi. È un disturbo che può apparire in diverse sfumature. Anche per questo non esistono statistiche esatte sul numero di sordi in Svizzera e nel mondo. Molti sordi vivono un po' nascosti e non conoscono nemmeno la lingua dei segni".

In famiglia - La giovane di Agno descrive poi la sua quotidianità in una famiglia di sordi. "Beh, c'è meno rumore rispetto alle famiglie classiche - scherza - La tivù la guardiamo con i sottotitoli. E ci accorgiamo se qualcuno suona al campanello perché scatta una luce flash che ci avvisa. La musica? Non la possiamo sentire, ma percepiamo le vibrazioni. Sono sensazioni forti. Non abbiamo l'udito, ma abbiamo affinato altri sensi. In particolare la vista".

Al volante - Laura ha appena ottenuto la partente di guida. "Al volante un sordo usa molto di più gli specchietti rispetto alle altre persone. Di momenti particolarmente difficili non ne abbiamo. A eccezione di quando un'ambulanza con le sirene ci vuole sorpassare. Oppure di quando ci ferma la polizia. In quel caso, comunque, riusciamo ugualmente a farci capire".

Nuove tecnologie - Le nuove tecnologie oggi rendono l'esistenza di un sordo molto più semplice rispetto al passato. "Faccio spesso uso di SMS e di Skype". Laura ci mostra un ViTAB, un video telefono che le serve per fare le telefonate. "Per tre volte a settimana noi sordi possiamo servire di un servizio chiamato Procom. È molto utile per le commissioni. Ad esempio se dobbiamo chiamare un medico o una banca".

Videochiamate - Tramite una videochiamata Laura comunica nella lingua dei segni la sua richiesta a un interprete. "Che poi farà la telefonata al nostro posto, parlando con l'interlocutore da noi desiderato. In seguito l'interprete ci richiama e ci dà la risposta tradotta in lingua dei segni. Certo, è tutto un po' scomodo. Ma mi permette di essere autonoma".

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