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LUGANOCasse vuote e poche vocazioni: la Chiesa ticinese ai raggi X

02.09.15 - 06:05
Mentre è in corso il walzer dei parroci, il vicario generale don Gianni Sala guarda al futuro: "Col seminario in città, speriamo di convincere nuovi giovani a fare il prete"
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Casse vuote e poche vocazioni: la Chiesa ticinese ai raggi X
Mentre è in corso il walzer dei parroci, il vicario generale don Gianni Sala guarda al futuro: "Col seminario in città, speriamo di convincere nuovi giovani a fare il prete"

LUGANO - Finanze delle parrocchie in rosso e scarse vocazioni. Sono tempi duri per la Diocesi ticinese. E mentre è in corso il walzer dei parroci (una trentina i trasferimenti), il vicario generale Gianni Sala 'festeggia' il suo primo anno d'incarico. Con una speranza. "A settembre il seminario San Carlo si sposterà definitivamente da Breganzona al centro di Lugano. Speriamo che la vicinanza con l'oratorio convinca qualche giovane ticinese a fare il prete". 

Lo scorso ottobre su sei diaconi ordinati dal vescovo Valerio Lazzeri c'era solo un ticinese. Un po' poco, non trova? 
"Già. È innegabile che se non ci fossero gli stranieri a darci una mano in questo momento saremmo in seria difficoltà".    

Quanti sono i parroci attivi nella Diocesi?
"Sono circa 150. Oltre ai preti con passaporto svizzero, ci sono 44 italiani, 13 polacchi, 18 africani, qualche asiatico e qualche sudamericano. Le parrocchie da coprire sono 255: 101 di queste hanno un prete residente, mentre 154 sono assistite".   

Come reagisce la popolazione ticinese di fronte all'avanzata dei preti 'esotici'? 
"Ci sono preti che si integrano benissimo pur essendo di colore. Altri, molto più indigeni, vanno incontro a disagi. Non si può generalizzare".  

Qual è il parroco più impegnato?
"Quello della zona di Cevio, con ben 16 parrocchie. Ma è assistito nel suo compito da altri due preti". 

E qual è la parrocchia più piccola?
"Quella di Cimalmotto, con soli 7 abitanti". 

Ogni tanto si sentono lamentele perché questo o quell'altro prete deve lasciare una determinata parrocchia su ordine del vescovo. Con quali criteri vengono spostati i preti da una parrocchia all'altra? 
"Sono generalmente di due tipi. Criteri personali, legati alla salute o a situazioni particolari, oppure criteri comunitari, inerenti alle necessità della Diocesi. È chiaro che oggi un prete non può più stare 50 anni nello stesso posto. C'è bisogno di dinamismo". 

Parliamo di soldi. Le casse di molte parrocchie continuano a essere in difficoltà. Conferma?
"Se escludiamo qualche eccezione, la situazione può preoccupare. Soprattutto per quanto riguarda le parrocchie piccole, nelle valli". 

Chi si salva?
"Le parrocchie che stanno meglio sono quelle che possono amministrare proprietà che assicurano un reddito. Ad esempio appartamenti da affittare. Le parrocchie in difficoltà non godono di beni propri o contributi stabili".    

Qual è lo stipendio minimo di un prete?
"Nella nostra Diocesi è di 3094,05 franchi netti mensili. Più l'alloggio gratuito".

Come valuta questo compenso?
"Mi sembra di potere dire che è uno stipendio adeguato. L'impostazione di vita dei nostri sacerdoti, d'altra parte, non è particolarmente dispendiosa".  

Torniamo alla mancanza di vocazioni. Perché confida tanto nella vicinanza tra la nuova sede del seminario di Lugano, nell'ex convento di San Giuseppe, e l'oratorio?
"Un tempo molte vocazioni arrivavano per ammirazione. I molti giovani che frequentano l'oratorio avranno la possibilità di interagire con chi ha scelto di seguire il Signore. Io spero che questo dia un impulso alle vocazioni ticinesi. Abbiamo bisogno di giovani leve, l'età media dei nostri preti è piuttosto elevata. Troppo elevata".    

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