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CANTONE/INDIADa Bellinzona parte per l'India e costruisce una scuola

20.08.15 - 17:40
Una bella storia quella di Mara Casella. In Ladakh ha fondato una scuola per bimbi affetti da handicap. E ai ticinesi dice: "Impariamo a vivere il presente con più pazienza"
Da Bellinzona parte per l'India e costruisce una scuola
Una bella storia quella di Mara Casella. In Ladakh ha fondato una scuola per bimbi affetti da handicap. E ai ticinesi dice: "Impariamo a vivere il presente con più pazienza"

BELLINZONA/LADAKH - Sognare di partire all’estero come volontaria. E poi finalmente fare la valigia, raggiungere l’India e rendersi conto che si può fare ancora di più. Questa è la storia di Mara Casella, una bellinzonese attualmente attiva a Friborgo come insegnante specializzata in un istituto per giovani autistici. Nel 2005 nella località di Leh (nello Stato di Ladakh) ha infatti fondato, assieme a un’amica di Ginevra la prima scuola speciale aperta a bambini e adolescenti affetti da handicap.

Come è iniziata la tua avventura in India ?
"A Leh mi sono resa conto che c’era un grande bisogno di strutture adeguate per bambini disabili,ho incontrato i genitori di questi ragazzi iniziando ad andare a domicilio. Dal 2005 questi ragazzi fanno ancora parte della Munsel School, è una bella storia che continua".

Quali sono state le più grandi difficoltà incontrate in Ladakh?
"La prima difficoltà è stata quella amministrativa: ho iniziato a lavorare illegamente con un semplice visto turistico poi con molta fatica e perseveranza sono riuscita ad ottenere un visto di lavoro. Il primo contatto con la popolazione è stato positivo, mi sono abitutata facilmente al loro modo di vivere; ovvio tutto era estremamente semplice ma questo era il mio obiettivo, non ero certo venuta qui per vivere in un hotel di 5 stelle. Ho voluto veramente integrarmi nella vita di tutti i giorni dei ladakhi".

Che tipo di sfida è essere una donna occidentale in India?
"Chiaramente non è facile. La differenza culturale è sicuramente un ostacolo enorme abbinata ai diversi modi di parlare, pensare, procedere, lavorare. Essendo donna, bisogna investire più energia. In Ladakh trovo che le donne siano abbastanza emancipate perché lavorano e possono esprimere liberamente le loro opinioni. Sicuramente una donna responsabile di un progetto che fonda una scuola dal nulla per loro ha simboleggiato una novità mai vista".

Dalla confortevole Svizzera hai vissuto per 8 anni in India. Qual è stato quel fuoco sacro che ti ha dato la forza di non mollare mai?
"Il sorriso dei bambini con cui lavoro, la loro motivazione e la voglia di imparare, la riconoscenza dei genitori che regala tanta energia e proprio questa energia dona la forza di andare avanti e aiuta a sormontare gli ostacoli che ci possono essere in India o in qualsiasi altro luogo. Per me è meraviglioso vedere come ragazzi di età diverse, affetti da handicap di vario genere, e provenienti da culture differenti si possano ritrovare armoniosamente sotto lo stesso tetto nella stessa struttura scolastica".

Come è strutturata la Munsel School ?
"Attualmente ci sono 18 allievi dai 5 ai 19 anni. Problematiche molto disparate: dall’autismo alla sindrome di down, bambini affetti da handicap mentali importanti o con problemi motori celebrali. Per un educatore non è cosa semplice lavorare in un gruppo con problematiche così diverse ma ci siamo riusciti creando dei programmi individuali e degli obiettivi personali. Un lavoro che richiede una profusione di energie non indifferenti". Per saperne di più: www.munselsocietyleh.org.

La parentesi di vita vissuta in India in che modo ti ha cambiata?
"Ad apprezzare i valori semplici della vita. Reimparare a vivere il presente perché è chiaro che noi occidentali siamo proiettati nel futuro o ancorati al passato. Ho imparato ad avere pazienza, a vivere quello che la vita ti porta con più filosofia. La gente in India riesce a vivere con dei valori puri e questo mi ha regalato gioia, entusiasmo e fiducia".

Cosa c’è all’orizzonte per la Munsel School ?
"Da poco siamo stati riconosciuti dal Governo come scuola speciale. La struttura attuale dell’istituto inizia ad essere un po’ stretta e per questo motivo è nostro desiderio trasferirci in un edificio che possa offrire più spazio. Il sogno continua quindi; anche se sono lontana fisicamente continuo a seguire molto da vicino lo sviluppo della Munsel School tornando tutti gli anni per stare vicina all’equipe di educatori e agli studenti. Personalmente non ho nuovi sogni da realizzare bensì desidero poter continuare ad essere parte della Munsel School e mi auguro che un giorno i ladakhi possano prendere totalmente in mano le redini di questa scuola.

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