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Ultima tendenza dell’hi-tech, l’orologio intelligente oggi come oggi è decisamente poco sicuro, parola di Hp (e non solo)
LUGANO - Se c’è qualcosa di veramente "in" nell’attuale scenario dell’hi-tech sono proprio gli smartwatch: micro-terminali da polso per interfacciarsi con il proprio cellulare senza doverlo per forza di cose tirare fuori dalla tasca. Con il buon lancio dell’Apple Watch di Cupertino è probabile che il settore, in futuro, diventi un mercato florido tanto quanto quello dei telefonini intelligenti. Questa relativa gioventù e novità ha però degli strascichi non trascurabili per quanto riguarda la sicurezza informatica. Secondo un recente studio pubblicato da Hp gli smartwatch sono tutto fuorché una botte di ferro.
Secondo la compagnia americana, che ha passato al vaglio 10 modelli fra i più famosi, le lacune sono gravi per il 70% di essi. "Non c’è dubbio che attualmente per quanto riguarda la sicurezza informatica gli orologi intelligenti siano l’anello più debole della catena", conferma Carlo Del Bo dell’azienda luganese di cybersicurezza BizEmpowerment.
Ma dove risiede la più grande vulnerabilità?
"Nella trasmissione di dati fra polso e telefonino, via Bluetooth e che spesso e volentieri non è encriptata a dovere. Un malintenziato che riuscisse a infilarvisi avrebbe vita facile ad arrivare a mettere le mani sulla e-mail e sui dati sensibili. Non è trascurabile nemmeno il fatto che molti smartwatch non permettano di bloccare lo schermo con una password".
Cosa si può fare per ridurre al minimo i rischi?
"In questo senso valgono le regole standard per quando si accede al web fuori da casa o dall’ufficio: evitare di usare reti pubbliche per svolgere operazioni sensibili. Evitate anche lo scambio in P2p con sconosciuti".
