La donna 30enne aveva attirato con l’inganno in Ticino la ragazza dalla quale si faceva consegnare i ricavi
LUGANO - E’ stata condannata a 24 mesi di prigione, di cui 18 sospesi condizionalmente, la 30enne rumena a giudizio ieri alle assise Criminali di Lugano.
La donna, che prima del processo era incensurata, è stata dichiarata colpevole di promovimento della prostituzione, attività lucrativa senza autorizzazione e inganno ripetuto nei confronti dell’autorità.
La donna insieme al suo compagno aveva portato in Ticino con l’inganno una sua conoscente.
La vittima, una 34enne insegnante di biologia, era stata costretta a prostituirsi, consegnando il ricavato alla connazionale.
I fatti si sono svolti da giugno a novembre dello scorso anno, quando la vittima ha trovato il coraggio di denunciare i propri aguzzini.
Il giudice Amos Pagnamenta si è cosi espresso sul caso durante la lettura della sentenza: “La colpa è grave perché l’imputata ha incitato l’accusatrice alla prostituzione promettendole un futuro migliore. L’ha controllata e le ha sottratto i guadagni. Ma ancora più grave è il fatto che, in quanto donna, sapeva cosa significava prostituirsi. La 30enne - ha concluso il giudice - ha agito con egoismo e freddezza”.